Mai in tempi come questi è necessario parlare di pace e favorire tutte quelle misure che possano contribuire a garantirla. Ce lo spiega in maniera brutale la cronaca di ogni giorno ma ce lo ricorda anche l’Assemblea Generale dell’Onu che ha scelto di dedicare alla pace una Giornata, quella del 21 settembre di ogni anno.
Vale la pena sottolineare l’importanza del tema di questo anno che è “Insieme per la pace: rispetto, sicurezza e dignità per tutti”. Come ha ben spiegato in una nota la stessa Onu, con la scelta di questo tema si vuole rafforzare lo spirito di “Together” – la campagna lanciata durante il vertice delle Nazioni Unite per i rifugiati e i migranti – il cui obiettivo è quello di educare al rispetto, promuovere la sicurezza e garantire la dignità per tutte quelle persone che sono costrette ad abbandonare i loro Paesi in cerca di una vita migliore.
Una riflessione pacata, degna di un certo interesse, arriva dall’attuale segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres: «Dobbiamo resistere agli sforzi cinici per dividere le comunità. La discriminazione ci sminuisce perché alle persone e alle società di raggiungere il loro pieno potenziale; insieme, ci mettiamo in piedi contro il fanatismo e per i diritti umani. Insieme, costruiamo ponti. Insieme, trasformiamo la paura nella speranza».
Parole non solo pregne di bellezza e di grande significato ma che devono soprattutto motivare, risvegliare quel senso di responsabilità troppo spesso sopito, essere solidarietà espressa in azioni, comportamenti efficaci che diano un senso più vero a una Giornata che non può esaurire la sua funzione nel tempo di 24 ore ma perdurare, diventare normalità.
Per questo è necessario, come motiva l’Onu, «parlare dei comuni vantaggi delle migrazioni per le economie e le nazioni, senza per questo disconoscere le preoccupazioni delle comunità ospitanti».
Ma un passo ulteriore, quello che allude alla costruzione di un futuro prospero e dignitoso per tutti, va fatto se non si vuole cedere ai populismi, ai nazionalismi, ai rigurgiti razzisti.
Per le Nazioni Unite i protagonisti siamo noi tutti e in modo particolare lo sono i giovani, coloro che hanno la possibilità maggiore di accogliere, aiutare, crescere insieme ai migranti per evitare fenomeni troppo spesso frequenti come l’emarginazione sociale. Si comincia dalle scuole, dalle periferie dei quartieri, dalle relazioni che scegliamo di accogliere nelle nostre vite. Gesti concreti che hanno il profumo di inclusione, rispetto, solidarietà, dignità e senza i quali ragionamenti ulteriori sono probabilmente vani.