La diagnosi è inequivocabile: per l’animaletto sospetta ernia del disco con compressione midollare severa. Servono analisi approfondite e forse un intervento chirurgico. Di corsa in auto verso la clinica La Cittadina di Romanengo, in provincia di Cremona.
Si passa tra campi distesi, la nebbia alleata a un freddo che intorpidisce le estremità che sai di avere soprattutto in momenti del genere. Punge la punta del naso, gli occhi un po’ a fessura solo per guardarsi intorno smarriti. L’animaletto è un cane e sento guaiti, forse un po’ per il dolore e un po’ perché tra la nebbia ognuno si sente smarrito. Ma l’automobile procede, sospinta dall’urgenza di arrivare alla clinica che mi hanno consigliato per salvare Alice, membro a tutti gli effetti della mia famiglia. Allora la nebbia è una sfida, prima o poi i miei occhi imploranti e umidi saranno capaci di intercettare il segnale giusto.
Infatti arriva: si intravede una vecchia cascina. Intorno, liberi, tanti cani meticci, né più né meno di ciò che sogno per un’umanità nuova senza paura. Li conoscete i meticci, sono in fondo i più belli. Dove mi trovo ora, in aperta campagna, hanno quasi tutti il pelo ispido e il musetto furbo. Poi,in stalli aperti, vedo la mansuetudine delle mucche cui viene dato il fieno. Molte di queste ruminano soddisfatte accanto a cani e gatti intorno altrettanto appagati, liberi, pasciuti e sereni. Fossi capace di usare bene la macchina fotografica che comunque non ho con me, penso mi piacerebbe scattare una foto per regalare a chiunque la voglia vedere un’immagine di pacifica convivenza e serenità. Va’ a sapere – penso fantasticando – potrebbe essere la scintilla dalla quale nascono intuizioni, idee nuove, progresso, un ritrovato senso di umanità.
E poi all’improvviso, dopo i campi, alberi e cespugli che meglio collocati non te li potresti immaginare. Siamo in pieno inverno ma qui occhi qualsiasi saprebbero indovinare una forte rigogliosità estiva.
Poi, all’improvviso, un uomo mi indica che sono arrivata alla clinica alle quale affido le sorti della mia Alice. Non sembra affatto una struttura medica, è un enorme cascinale del settecento, salvo scoprire una volta varcata la soglia, una realtà se possibile molto più che moderna. Mi colpiscono subito l’efficienza, la serietà, l’avanguardia di cose e macchinari che non conosco pur essendo abituata a visitare cliniche veterinarie di ogni genere.
Intanto non si vedono medici con camici bianchi, si vedono solo persone vestite alla maniera “tecno”, con felpe e maglioni colorati, capelli lunghi, sorridenti e gentili. E si vede anche, dai loro movimenti pacati e precisi, che questa deve essere una realtà totalmente diversa da quelle che finora ho avuto modo di conoscere. Io e Alice entriamo in una sala d’aspetto molto accogliente, con soprammobili che sono cimeli e attrezzi vintage, una Jaguar d’antan lucida e bellissima, divani comodi, tappeti. Su un vassoio si trova acqua a disposizione per bere, per sé e per il compagno peloso.
Chiamano poco dopo e fanno accomodare in sala visite. Che chiamare sala è riduttivo: entriamo in una foresta, piante che pendono ovunque; anche i semplici potos qui assumono la caratteristica di liane dalle quali lanciare l’urlo di Tarzan. Non ci sono tavoli da visita ma divani e tanti monitor uno accanto all’altro appoggiati su scrivanie-consolle. La saletta è dedicata a un umano con il suo animale che non vedrà alcun medico, ma solo una persona che si accoccola per terra, su un tappetino antiscivolo, che gli fa coccole e carezze e lo visita nel modo meno invasivo possibile, gli parla e lo mette a suo agio rassicurandolo.
Umanità, cura, dolcezza, mista a competenze mai viste prima: i macchinari sono davvero all’avanguardia, perché qui si curano gli animali facendo contemporaneamente ricerche anche correlate alla salute dell’essere umano. Possibile? Evidentemente sì. Per esempio, sostiene il dottor Mario Dolera – fondatore del complesso insieme al dottor Luca Malfassi – «si è scoperto che spesso l’animale può fungere come vera e propria sentinella per l’uomo per certi tipi di tumore. Infatti, essendo il metabolismo dell’animale più veloce di quello umano, è piuttosto frequente che il cane si ammali oggi del tumore X e dopo qualche anno lo stesso tipo di tumore lo sviluppi il suo compagno umano. Perché entrambi sono inseriti nello stesso ambiente, respirano la stessa aria, lo stesso smog e gli stessi inquinanti».
Quindi capisco in breve che si tratta di una clinica veterinaria dove si studia per migliorare la vita anche degli esseri umani e le specializzazioni sono tante dall’oncologia, alla cardiologia, alla neurologia, ai problemi respiratori, urinari eccetera. Ecco quindi che in questa clinica possiamo trovare la macchina per la Tac spirale a 64 strati che consente esami tridimensionali, quella per la risonanza magnetica ad alto campo e persino un acceleratore lineare utilizzato sia per la cura dei tumori e la radioterapia, sia per la coadiuvazione nella chirurgia degli stessi.
Stiamo parlando di apparecchiature che molti ospedali per umani non possiedono, e che solo due strutture veterinarie nel mondo possono vantare: quella di Romanengo e quella del Colorado, in U.S.A. Mentre affido Alice con estrema naturalezza alle cure dei medici penso che anche in Italia abbiamo eccellenze di ogni genere, il tutto sta nel cercarle tra rete di contatti e informazione, che è poi la ragione di questo scritto.
Grazie a questi pionieri la ricerca va avanti. Ad Alice è stata fatta la risonanza magnetica che ha confermato la diagnosi ed è stata immediatamente operata. L’operazione è perfettamente riuscita e dopo una settimana la prognosi è stata sciolta. Scongiurata la mielomalagia, non resta che attendere che riprenda pian piano l’uso delle zampe posteriori.