Dal primo gennaio 2018 in Islanda è entrata in vigore una legge, approvata nel marzo 2017, che impone la pari opportunità assoluta – gender equality – tra uomo e donna. In particolare l’attenzione di questa legge è focalizzata, in aziende con almeno 25 dipendenti, su una pari ed equa retribuzione a parità di lavoro.
L’Islanda da tempo è considerata il primo Paese al mondo per quanto riguarda la condizione della donna, perseguendo una politica di protezione effettiva nei confronti delle donne e lottando contro ogni discriminazione. Attualmente alla guida del Paese c’è una coalizione di larghe intese tra i Verdi di sinistra, gli indipendentisti e i progressisti di centrodestra, guidata dalla giovane leader dei Verdi Katrin Jakobsdóttir, ma la legge è stata votata dal governo precedente, che era di centrodestra, con voto bipartisan anche dell’opposizione.
Fa piacere notare che questa normativa è la prima al mondo che considera la pari opportunità di genere anche a livello contributivo e costituisce in ogni caso un passo avanti in una brillante democrazia che conta nel suo parlamento quasi il 50% di donne. Il governo islandese ha informato che verranno effettuati controlli da parte delle autorità preposte, come polizia e autorità tributarie: qualsiasi datore di lavoro che non rispettasse la parità su ogni piano, compreso quello retributivo, sarà punito con pesanti sanzioni pecuniarie.
Sottolineiamo che l’Islanda è un Paese in forte crescita economica e praticamente a piena occupazione che vanta altre leggi a difesa delle pari opportunità e dei diritti delle donne, leggi ritenute esemplari dalle Nazioni Unite e da molte Ong. La prima di queste regolamentazioni, passata nel 2000 e perfezionata nel 2008, è il cosiddetto act on equality and equal rights. L’altra è una legge che impone alle aziende di avere una quota rosa di almeno il 40 % di donne nei loro organi direttivi. Un’altra ancora è quella sul congedo parentale pagato di nove mesi, risale al 2006 e spesso sono i maschi a scegliere di usufruirne per aiutare lavoro e carriera della compagna. Esiste anche una legge che vieta la prostituzione o spettacoli degradanti per la donna come lo streaptease e, in caso di violazione, vengono puniti i loro clienti, i datori di lavoro o gli sfruttatori, non le donne.
Tanti passi avanti nel tempo e si continuano a varare leggi e percorsi per i veri diritti delle donne, continuando a sostenere la parità assoluta di genere. Auspichiamo che molti altri Paesi, occidentali e non, prendano esempio da questa realtà all’avanguardia.