Il nostro Paese risulta essere tra i primi in Europa per invecchiamento della popolazione. Lo rivela l’Istat nel rapporto «Anziani, le condizioni di salute in Italia e nell’Unione Europea – anno 2015 -».
I progressi della scienza e della medicina e la riduzione della natalità hanno rivoluzionato la demografia dell’Italia che ha il più elevato indice di dipendenza (rapporto tra la popolazione in età attiva e quella in età non attiva) con una quota di giovani molto bassa e al contrario un elevato numero di anziani.
In sintesi, l’Istat rileva che in Italia, una volta raggiunti i 65 anni, l’aspettativa di vita è pari a 18,9 anni per gli uomini e 22,2 per le donne: circa un anno in più rispetto alla media europea. Meglio di noi, nella graduatoria stilata, ci sono solo Francia e Spagna.
Viene però altrettanto constatato che circa il 50% degli anziani oltre i 75 anni soffre di una malattia cronica o addirittura più di una, con quote percentuali che aumentano dopo gli 80 anni.
Oltre il 37% degli anziani intervistati riferisce di aver provato dolori fisici anche forti mentre il 30% circa rivela di avere forti difficoltà motorie e nello svolgere attività quotidiane come i lavori domestici, fare la spesa o anche solo prendere medicine. Il 10% ha difficoltà a fare il bagno o la doccia, il 7% circa a sdraiarsi e alzarsi dal letto, sempre il 7% trova complicato vestirsi e spogliarsi.
Oltre a queste difficoltà è doveroso annotare le disuguaglianze sociali: infatti si ammalano molto di più gli anziani che hanno un reddito basso e palesi difficoltà economiche rispetto a quelli più agiati. Ma non solo: si ammalano molti più anziani nel Sud Italia che nel Nord e queste due cose fanno comprendere come sia doveroso stanziare di più e meglio per un welfare più consono.