Arriva il rapporto annuale dell’Istat 2016 che mostra un quadro sulla situazione socio-economica attuale in Italia: i giovani lavorano meno degli adulti, le donne, a parità d’istruzione, guadagnano meno degli uomini, il Sud Italia è indietro rispetto al Nord, è cresciuta la ricchezza di coloro che erano già ricchi, sono più poveri quelli che erano già poveri.
Tuttavia, l’Istat evidenza anche una leggera crescita degli indici di occupazione, istruzione e crescita economica sebbene si sia molto lontani dall’obiettivo di rimediare ai divari che da anni rappresentano l’Italia che lavora.
Il primo dato evidente riguarda l’occupazione giovanile che è minore rispetto a quella degli adulti: i ragazzi impiegati nella fascia compresa tra i 15 e i 34 anni costituiscono il 39,2%, mentre le persone tra i 35 e i 49 anni si attestano al 71,9%. Oltre, tra i 50 e i 64 anni, la percentuale è pari al 56,3%, dato in aumento rispetto allo scorso anno ma spiegabile con la riforma del governo che ha aumentato l’età pensionabile. Ci sono dunque quasi due milioni e mezzo di ragazzi sotto i 30 anni che, terminati gli studi, non trovano lavoro.
Il flagello della disoccupazione continua a imperare a Sud dove risultano occupate 4 persone su 10, meno della metà , mentre a Nord la situazione è meno critica perché ne lavorano 6 su 10. Debole l’occupazione femminile che è cresciuta solo dello 0,3% attestandosi al 47,2%. Questo dato numerico è molto rilevante se si considera che rispetto agli altri Paesi europei l’Italia è indietro di dieci punti percentuali. Nonostante le donne si laureino più velocemente e in maggior numero rispetto agli uomini, il 20% abbandona la carriera dopo il primo figlio. L’occupazione maschile è, di contro, in leggero aumento (quota 65,5%), dell’1,1% dall’ultimo anno.
Stando ai dati Istat c’è una lentissima ripresa economica, grazie a un’occupazione che non è scesa ma cresciuta, sebbene appena dello 0,8%. Di conseguenza, anche il pil (prodotto interno lordo) ha avuto un incremento dell’1,1% con una spesa sociale in crescita.
Sulle troppe differenze che la ricerca ha evidenziato si è espresso il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva che ha parlato del problema di redistribuzione della ricchezza e delle possibilità precluse in particolare alle donne e a chi vive nel Meridione, dicendo: «Rimane ancora forte il legame tra i redditi percepiti e il contesto socio-economico della famiglia di provenienza, il che tende a ostacolare i processi di mobilità sociale. Ma anche la differenza di genere è una delle principali fonti di disuguaglianza».