Grande lavoro quello fatto nel 2015 dalla testata giornalistica on line “Italia che cambia”. Per tre mesi, rappresentanti di associazioni, imprese, mondo accademico si sono confrontati in diciassette tavoli tematici. Lo scopo era uno soltanto: presentare “la fotografia attuale del nostro Paese, una visione comune di come potrà essere l’Italia nel 2040 e delle proposte concrete per arrivarci, sia a livello nazionale che a livello individuale”. Un’operazione estremamente ambiziosa e difficile, assolutamente visionaria e, al contempo, estremamente concreta.
Il frutto di questo impegnativo percorso è contenuto nella sezione “Visione 2040” del portale. Bisogna prendersi un tempo adeguato per consultare i documenti elaborati dai diversi gruppi di competenze e di interessi ma gli spunti di riflessione ripagano con generosità l’investimento fatto. A beneficio dei lettori di Felicità Pubblica, che comunque invitiamo a inoltrarsi in questi approfondimenti, ricordiamo i temi trattati: abitare, agricoltura e acqua, ambiente, cicli produttivi e rifiuti, clima, disabilità, educazione, energia, imprenditoria, informazione e comunicazione, lavoro, legalità, mobilità, salute, tematiche di genere, viaggiare.
Qualche giorno fa uno degli animatori del portale, Andrea Degl’Innocenti, ha inteso riportare in evidenza la riflessione sull’Economia compiuta con il contributo di Andrea Baranes di Banca Etica, Davide Biolghini della Rete Economia Solidale, Cristiano Bottone di Transition Italia, Francesco Gesualdi del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, di Alessandro Petrosa del Movimento Decrescita Felice, Andrea Rapaccini di Make a change, di Luca Vannetiello di Arcipelago SCEC e dello stesso Andrea Degl’Innocenti.
Volendo schematizzare il testo di compone di quattro principali aree tematiche. La prima analizza la “Situazione attuale”. In poche pagine vengono tratteggiate con rigore e puntualità le contraddizioni presenti sullo scenario internazionale, europeo e italiano. Una vera e propria pars destruens. La seconda è dedicata alla “Visione 2040”. Si tratta della pars costruens, un “esercizio di immaginazione”, un ragionamento su “un luogo che non c’è ancora”. La terza prende in esame le “Azioni” da mettere in campo per dare concretezza alla vision di lungo periodo, scelte affidate alla responsabilità delle singole persone, di professionisti e imprenditori, di politici e pubblici amministratori. Nella quarta sono citati gli “Esempi virtuosi”, in particolare quelli riferiti alle organizzazioni che hanno sentito l’urgenza di immaginare nuovi percorsi di lavoro in economia.
Abbiamo scelto di soffermare l’attenzione proprio su queste due ultime parti perché, spesso, le esperienze e le azioni concrete sono gravide di futuro più di quanto lo siano le sempre utili previsioni di lungo periodo. A tutti, comunque, consigliamo la lettura integrale del testo alla pagina web.
Una fase di transizione
In definitiva gli anni 40 del secolo saranno una fase di transizione complessa e difficile fra modelli differenti, caratterizzata da profondi cambiamenti nel modo di relazionarci tra noi e con il resto del pianeta, che potrebbe però costituire per i sistemi umani la porta d’ingresso in una nuova fase di economia dell’equilibrio e della rinuncia al conflitto a favore di una felicità ampiamente distribuita.
Cosa possiamo fare come paese?
• Istituzione di un AUDIT sul debito pubblico dello Stato e delle amministrazioni locali con conseguente ristrutturazione degli stessi.
• CONTRASTO ai paradisi fiscali.
• LIMITI ai derivati.
• Tassa TRANSAZIONI finanziarie (Tobin Tax).
• SEPARAZIONI banche commerciali da banche investimento.
• Ridiscussione del PATTO DI STABILITÀ Europa/Italia e, internamente, Stato/comuni.
• Promuovere il PLURALISMO in economia, al fine di aumentare la diffusione di nuovi modelli economici non speculativi, quali l’economia positiva di Attali, l’economia civile di Zamagni, il social business di Yunus, la blue economy di Gunter Pauli oppure come l’economia circolare, la sharing economy, l’economia di comunità con le reti solidali.
• Salvare i beni comuni dalla speculazione attraverso percorsi di socializzazione che li pongano sotto il controllo della comunità, dei cittadini.
• Educare le GIOVANI GENERAZIONI alla responsabilità in economia: educarli fin dalla scuola dell’obbligo a creare lavoro, non a cercarlo e a pensarsi come un imprenditore del sociale, a mettere la responsabilità sociale ed ambientale nei valori di qualsiasi attività economica.
AZIONI
Cosa posso fare io da adesso?
• Partecipare alla campagna Stop TTIP-TISA-CETA.
• Partecipare al percorso del Forum per una nuova finanza pubblica e sociale che promuove la ripubblicizzazione della Cassa depositi e prestiti e degli audit sul debito nazionale e locale.
• Cercare di capire l’uso che viene fatto dei miei soldi (speculazione finanziaria, armi, ecc) e spostare i miei risparmi in banche o strutture che non alimentano questi circuiti (Banca Popolare Etica, le MAG).
• Votare con il portafoglio: ogni volta che acquisto un bene, sto votando! Acquistare cibo locale, stagionale, dal mercato, artigianato locale, energia rinnovabile locale, prodotti e servizi sostenibili, “il fair phone invece dell’iphone”, ecc.
• Obiezione fiscale (dichiarare di non versare il 5% che va alle spese militari), consapevoli di essere contro la legge.
• Iscrivermi al circuito Arcipelago SCEC e iniziare ad utilizzare i buoni della Solidarietà che Cammina nei miei acquisti quotidiani.
Cosa posso fare come professionista/imprenditore?
• Unirmi a una rete che sostenga la formazione di una filiera di materiali locali e naturali.
• Associare la mia impresa ad Arcipelago SCEC o ad altri circuiti alternativi per la circolazione del valore (Sardex, Piemex, Librerex, ecc), o a progetti locali di monete sociali (BUS-Reggio Emilia, Mi fido di noi-Monza Brianza, ReteMutuoCredito-Rimini, ecc.).
• Ridurre e ottimizzare l’utilizzo di materie prime non rinnovabili e ridurre al minimo (o meglio ancora eliminare) la produzione di rifiuti diretti o indiretti.
• Aderire alla Rete di Economia Solidale (RES) della mia zona
• Studiare l’Economia del Bene Comune e applicare il Bilancio del bene comune.
Cosa posso fare come politico/amministratore pubblico?
• Affidare alla gestione della collettività spazi ed edifici in disuso.
• Contattare Transition Italia per avviare nel mio comune un progetto di Ri-Economy.
• Ragionare su meccanismi di moneta locale, camere di compensazione, ecc.
• Cercare alleanze per rimettere in discussione il patto di stabilità (scelte coraggiose)
• Avviare un percorso di ripubblicizzazione dei servizi locali e ottimizzarne la gestione attraverso la collaborazione fra comuni limitrofi e la partecipazione di cittadini, associazioni, imprese sociali
• Collegare le singole politiche sui temi della sostenibilità (orti collettivi, agricoltura periurbana, mobilità, mense pubbliche a km 0, mercati contadini, ecc.) a “piani del cibo” che prevedano strumenti di governance dei sistemi alimentari territoriali partecipativi come i food council
• Non essere un semplice ragioniere: recuperare visione politica dell’amministrazione, prendersi cura della comunità.
• Avviare un audit sul debito del mio comune, qualora ci siano indizi ragionevoli sul fatto che sia stato (almeno in parte) contratto irregolarmente.
ESEMPI VIRTUOSI
Arcipelago SCEC: Gli SCEC (acronimo di Solidarietà che cammina) sono dei Buoni Locali emessi e distribuiti dall’Associazione Arcipelago Šcec. Uno SCEC vale un euro ed è spendibile solo negli esercizi che aderiscono al circuito in una percentuale decisa dall’esercente. Chi utilizza gli SCEC risparmia soldi e alimenta circuiti di economia locale virtuosa. Usare gli SCEC è semplice: basta aprire un conto SCEC.
Banca Popolare Etica: Banca Etica è un istituto di credito nato nel 1999 che propone un’esperienza bancaria diversa, offrendo tutti i principali prodotti e servizi bancari per privati e famiglie o per organizzazioni e imprese secondo i principi della finanza etica. I principi fondativi di Banca Etica sono trasparenza, partecipazione, equità, efficienza, sobrietà, attenzione alle conseguenze non economiche delle azioni economiche, credito come diritto umano. Per perseguire le proprie finalità Banca Etica ha sviluppato diversi strumenti di “garanzia etica” per assicurare l’effettiva possibilità di un uso responsabile del denaro.
Centro Nuovo Modello di Sviluppo: il Centro Nuovo Modello di Sviluppo nasce su iniziativa di Francesco Gesualdi per affrontare da un punto di vista politico i temi dell’insostenibilità ambientale, della povertà, della fame, del disagio nel Nord come nel Sud del mondo. Al suo interno nasce la proposta del consumo critico, di nuovi stili di vita, di nuovi assetti sociali ed economici capaci di coniugare sobrietà con piena occupazione e diritti fondamentali per tutti.
MAG6: Nel 1988 nasce a Reggio Emilia Mag6, cooperativa che raccoglie denaro dai soci (la quota minima è 25 euro), sotto forma di capitale sociale. Il denaro raccolto è prestato a progetti che operano nel campo della promozione sociale, applicando un tasso d’interesse uguale per tutte le realtà finanziate. Il tasso viene definito annualmente dall’Assemblea dei soci in modo che copra i costi della struttura ed eventualmente remuneri il capitale sociale non oltre il tasso di inflazione.
Make a Change: Make a Change è il primo Movimento italiano per la promozione dei valori del business sociale in Italia. Fondato nel 2009 come Associazione non riconosciuta senza finalità di lucro, MaC è a un tempo movimento ed organizzazione professionale. I soci fondatori di Make a Change sono organizzazioni e persone diverse e complementari (manager, imprenditori, finanziari, professionisti…) che operano eticamente in vari settori. Persone unite da un’etica sociale e dal desiderio di operare un cambiamento reale nella società introducendo un nuovo modello d’impresa all’interno del mondo degli affari, con equilibrio e senso di giustizia, mettendo a frutto la propria esperienza e capacità.
Movimento per la decrescita felice: fondato nel 2007 da persone e gruppi che si riconoscevano nella teoria delineata nel libro La decrescita felice di Maurizio Pallante, si struttura in circoli territoriali diffusi sul territorio nazionale e in gruppi di lavoro tematici. Ciò che lo contraddistingue è un approccio “pragmatico” al tema della decrescita: cercare di essere parte della risposta alla domanda che sorge subito dopo aver letto un qualsivoglia libro sulla decrescita: “Bello in teoria, ma io, nel mio piccolo, che posso fare?” Da soli si può far poco, insieme le cose cambiano. MDF vorrebbe quindi essere una sorta di catalizzatore in grado non solo di diffondere un pensiero, ma di fornire la possibilità a chi vi si riconosce di incontrarsi, di discuterne, di elaborarlo insieme, e soprattutto di metterlo in pratica, qui e ora!
Reti di Economia Solidale (RES): Il progetto “RES” (Rete di Economia Solidale) è un esperimento in corso per la costruzione di una economia “altra”, a partire dalle mille esperienze di economia solidale attive in Italia. Questa progetto in costruzione, come sta avvenendo in diversi altri luoghi in giro per il mondo, segue la “strategia delle reti” come pista di lavoro. Intende cioè rafforzare e sviluppare le realtà di economia solidale attraverso la creazione di circuiti economici, in cui le diverse realtà si sostengono a vicenda creando insieme spazi di mercato finalizzato al benessere di tutti. Questo percorso è stato avviato nel 2002 a Verona: primo passo è stata la definizione della “Carta per la Rete Italiana di Economia Solidale”, presentata al salone Civitas di Padova il 4 maggio 2003. In seguito sono state attivate alcune reti locali di economia solidale, denominate “distretti”, passaggio fondamentale per la costruzione di una vera e propria rete italiana di economia solidale.
Sardex: Il Sardex è un circuito di credito commerciale che utilizza una moneta virtuale per favorire lo scambio di beni e servizi fra aziende. L’idea, relativamente semplice ma molto funzionale, è venuta a un gruppo di ragazzi sardi e funziona così. In tempi di crisi, può succedere che un albergatore abbia qualche stanza che non viene utilizzata da nessuno, qualche parrucchiere che passa ore senza avere clienti, qualche idraulico che trascorre parte del suo tempo lavorativo senza essere operativo. Queste risorse inutilizzate, e che quindi non genererebbero reddito, possono essere cedute apparentemente “gratis”, chiedendo cioè dei “crediti” Sardex anziché degli euro. In questo modo si affronta la mancanza di liquidità e si valorizza l’economia locale. Gli aderenti, infatti, saranno spinti a consumare prodotti di aziende aderenti al circuito.
Transition Italia: Transition Italia è il nodo italiano del network mondiale di Transition, conosciuto anche come movimento delle Transition Towns, un movimento nato in Inghilterra nel 2006 nella città di Totnes dalle idee di Rob Hopkins. L’obiettivo è studiare a applicare metodi e modalità di transizione da una società basata sul consumo smodato di energie fossili ad una società sostenibile.