Il secondo welfare, che monitora i servizi sociali alla popolazione italiana, finalmente si sta consolidando sia come concetto che come prassi. Questo è quanto emerge dal Secondo Rapporto sul secondo welfare in Italia. Il Secondo Rapporto, curato da Franca Maino e Maurizio Ferrera, mira ad approfondire meglio le evidenze emerse nel Primo Rapporto, analizzando le dinamiche che influiscono sullo sviluppo del secondo welfare nel nostro Paese e la diffusione di esperienze indicative in questo ambito.
Nello specifico, nell’ultimo biennio molte iniziative, nate come esperimenti, si sono stabilizzate, e i principali attori coinvolti hanno confermato e rafforzato il proprio impegno; inoltre, il flusso di risorse non pubbliche è diventato più regolare e affidabile.
A tale significativo consolidamento hanno contribuito una molteplicità di attori quali: imprese, assicurazioni, enti bilaterali, mutue, fondi integrativi, organizzazioni sindacali e associazioni datoriali, fondazioni ed enti filantropici, associazioni ed enti non profit, organizzazioni di volontariato, imprese sociali.
A conferma di ciò, vi sono anche i dati. Il welfare negoziale ormai è una realtà che coinvolge il 21,7% delle imprese italiane. Il welfare aziendale continua a estendersi nelle aree sanità, asili, scuole. Per quanto concerne il settore della sanità, sono oltre 100 le società di mutuo soccorso che offrono coperture integrative a circa un milione e mezzo di italiani. Anche il settore no profit ha dato segni positivi, infatti, sono oltre 300.000 le organizzazioni del settore, il 28% in più nel periodo 2001-2011, con quasi 6 milioni di persone attive. I principali protagonisti continuano a essere le fondazioni di origine bancaria con un patrimonio contabile di oltre 41 miliardi di euro ed erogazioni per 912 milioni di euro, con un trend di crescita degli interventi finanziari.
Pertanto, il secondo welfare ha fatto crescere nei territori risposte innovative in grado di limitare gli effetti della crisi, avviando una serie di interventi a sostegno delle fasce più deboli della società. Oltre l’11% delle famiglie, infatti, dichiarano di avere avuto un membro che nel corso del 2014 ha ricevuto un aiuto economico o ha beneficiato di servizi erogati da enti non pubblici. Inoltre, oltre alle reti familiari, maggiore rilevanza hanno attualmente le reti degli organismi del Terzo settore. Per quanto riguarda, invece, il problema della povertà alimentare, gli empori solidali aiutano circa 60.000 famiglie, mentre le iniziative ecclesiali hanno 1169 progetti per la povertà economica.
Nonostante gli importanti traguardi raggiunti dal secondo welfare, emergono nuove criticità quali: gli ostacoli normativi contro cui si scontra l’attivismo del secondo welfare; la scarsa consapevolezza del suo potenziale come motore di crescita; il modesto investimento sulla comunicazione.
Per fronteggiare ciò, quindi, è necessario rafforzare gli strumenti di finanza sociale, che canalizzino risorse verso gli attori e le iniziative di secondo welfare, e realizzare una serie di riforme che aprano spazi e incentivino le partnership fra pubblico, privato e Terzo settore, da un lato, e facilitino lo sviluppo del welfare integrativo e assicurativo dall’altro lato.