Boom di campagne di crowdfunding anche in Italia, dove il cosiddetto finanziamento dal basso sta prendendo sempre più piede. E’ questa la fotografia del nuovo sistema di raccolta fondi in Italia tracciata dal Report 2015 sul crowdfunding in Italia, la ricerca realizzata dall’Università del Sacro Cuore di Milano con il contributo di Tim WithYouWeDo e il supporto tecnico di Starteed.
Lo studio, presentato ieri a Milano in occasione di Sharitaly, il festival dedicato all’economia collaborativa in programma fino a oggi, mette in luce un vero e proprio boom del crowdfunding nel Belpaese dove, nato nel 2005 con Produzioni dal Basso, ora conta ben 82 piattaforme (che danno lavoro complessivamente a 249 persone), di cui 69 attive (al 21 ottobre 2015) e 13 in fase di lancio, con un aumento del 68%: a maggio 2014 si contavano infatti 41 piattaforme attive. A livello geografico, la maggior parte delle piattaforme di crowdfunding (26), è collocata nell’Italia settentrionale e in particolare a Milano (sede legale di 16 piattaforme e sede operativa di 18). Nel Centro Italia sono collocate 7 sedi legali e 9 sedi operative; nel Sud Italia si registrano 5 sedi legali e 3 sedi operative.
Analizzando i dati del Report, a far riflettere non è solo la quantità di piattaforme dedicate al crowdfunding ma anche e soprattutto gli ottimi risultati registrati: rispetto al 2014, infatti, sono aumentati i progetti proposti (+108%), le campagne pubblicate (+67%) e il valore complessivo del totale raccolto, che ammonta a ben 56,7 milioni di euro, con un incremento dell’85%.
Unica nota dolente, il tasso di successo dei progetti che, a livello medio, passa dal 37% del 2014 al 30%, anche a causa del grande quantitativo delle proposte presenti.
Quanto al valore economico, a fare la parte del leone sono soprattutto le campagne di basso taglio, comprese tra i 1.000 e i 10.000 euro, che prevalgono sia tra i progetti pubblicati (81%) sia tra quelli finanziati (91%).
Ma quali sono gli ambiti in cui il crowdfunding italiano prevale? Contrariamente a quanto accade in America o nel Regno Unito, la raccolta dal basso in Italia è prevalentemente a vocazione culturale e sociale.
Il Report, che analizza molti altri aspetti legati al crowdfunding, traccia anche un interessante identikit degli imprenditori del settore: si tratta prevalentemente di uomini, sotto i 40 anni, laureati, con una formazione in ambito economico o ingegneristico.