In occasione del G7 di Taormina abbiamo visto un susseguirsi di leader provenienti dai vari Paesi del mondo, arrivare, parlare, annotare e poi scappare via. Nulla di sbagliato, non conosciamo le loro agende né comunque sarebbero criticabili per la loro scelta.
Però è piaciuto in maniera particolare il modo in cui ha vissuto l’Italia Justin Trudeau, Primo ministro canadese, che a lavori conclusi, come sappiamo, ha voluto visitare quel che resta di Amatrice dopo il terribile terremoto che l’ha rasa al suolo. A livello istituzionale, Trudeau ha incontrato anche Papa Francesco, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e per finire Paolo Gentiloni, omaggiandolo per quanto il nostro Paese sta facendo per i migranti, anzi prim’ancora per il salvataggio e l’accoglienza.
Trudeau è giovane, empatico, a capo di un Paese che conosce bene la solidarietà e come essa dovrebbe essere uno dei fondamenti della politica, non a caso il welfare canadese è spesso preso ad esempio da altre nazioni del mondo. Dopo il commovente abbraccio con Sergio Pirozzi, il sindaco di Amatrice, gli ha sussurrato “so quello che devo fare” e dal Canada poco dopo è partita una donazione di circa 2 milioni di dollari da destinare alla ricostruzione. Molto comprensibile che un leader mondiale con comportamenti di questo genere catturi le simpatie degli italiani, e, ciliegina sulla torta, si è anche prestato a fare l’allenatore di una partita di calcio amichevole, per beneficenza, allo stadio Olimpico tra due squadre di calcio femminile, la Fiorentina e la Liberi Nantes, composta, quest’ultima da giovani migranti e rifugiati. Dalla panchina si è comportato come un allenatore, dando dritte e consigli in italiano. Sì, Trudeau conosce la nostra lingua.
Una delle cose più belle che il premier canadese abbia fatto, a nostro avviso, è mostrare una certa sensibilità su un tema sul quale gli altri leader e capi di Governo, a dire il vero, spesso mostrano indifferenza. Ci riferiamo alla questione degli indigeni: Trudeau ha chiesto a Papa Francesco di «chiedere scusa a nome della Chiesa cattolica» per quanto i canadesi hanno fatto in passato agli indigeni – gli abitanti autoctoni del Canada – durante i secoli della colonizzazione.
Parliamo spesso della situazione di intere tribù nel mondo di cui pochi conoscono addirittura l’esistenza, per cui chapeu a Trudeau. Altro aspetto che ha colpito gli italiani è stato che Trudeau ha chiesto espressamente di visitare la “Sala delle Donne“, vale a dire l’aula di Montecitorio in cui il nostro presidente della Camera Laura Boldrini ha fatto esporre, per l’occasione, i ritratti delle donne che hanno contribuito a far sì che nascesse la Repubblica, nel 1946.
Insomma, i rapporti tra noi e il Canada sembrano procedere bene, e non è difficile quando è possibile interloquire con personaggi così carismatici ed umili come Trudeau, con tanto di approvazione della gente sempre meno innamorata della politica. Per cui è stato segnato un bel goal in tal senso. Ci piace chiudere con una frase della Boldrini che forse meglio di tutte caratterizza la persona: «Ho apprezzato tanto il presidente Trudeau perché lui si fa parte attiva, si autodefinisce femminista e si spende personalmente su questo tema».