Il 12 dicembre è stato firmato al Viminale un Protocollo di intesa per l’apertura di nuovi corridoi umanitari tra la Conferenza episcopale italiana rappresentata dal segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, la Comunità di Sant’Egidio con il suo presidente, Marco Impagliazzo, il sottosegretario all’Interno, Domenico Manzione, e il direttore delle Politiche migratorie della Farnesina, Cristina Ravaglia, in rappresentanza dello Stato italiano. In particolare la CEI interverrà attraverso la Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes. L’iniziativa consentirà l’arrivo in Italia di 500 profughi eritrei, somali e sud-sudanesi, fuggiti dai loro Paesi per i conflitti in corso.
“Troppo spesso ci troviamo a piangere le vittime dei naufragi in mare, senza avere il coraggio poi di provare a cambiare le cose: questo Protocollo consentirà un ingresso legale e sicuro a donne, uomini e bambini che vivono da anni nei campi profughi etiopi in condizioni di grande precarietà materiale ed esistenziale”, ha dichiarato monsignor Galantino. “La Chiesa italiana si impegna nella realizzazione del progetto facendosene interamente carico – grazie ai fondi 8 per mille – senza quindi alcun onere per lo Stato italiano; attraverso le diocesi accompagnerà un adeguato processo di integrazione ed inclusione nella società italiana”.
Dal canto suo Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio, ha commentato: “Questo accordo per nuovi corridoi umanitari, che siamo felici di realizzare con la Cei, risponde al desiderio di molti italiani di salvare vite umane dai viaggi della disperazione. Si tratta di un progetto che offre a chi fugge dalle guerre non solo la dovuta accoglienza ma anche un programma di integrazione. L’Europa, tentata dai muri come scorciatoia per risolvere i suoi problemi e troppe volte assente, guardi a questo modello di sinergia tra Stato e società civile replicabile anche in altri Paesi”.
Si tratta certamente di una buona notizia che allarga ad altri migranti la possibilità di raggiungere l’Italia in condizioni di sicurezza. Tuttavia vale la pena dedicare un ringraziamento particolare anche alla Chiesa Valdese che, qualche tempo addietro, sempre insieme alla comunità di Sant’Egidio, ha avviato una preziosa sperimentazione che oggi si estende alla Conferenza Episcopale Italiana.
PROTOCOLLO DI INTESA PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO APERTURA DI CORRIDOI UMANITARI TRA MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE – DIREZIONE GENERALE PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO E LE POLITICHE MIGRATORIE, MINISTERO DELL’INTERNO – DIPARTIMENTO PER LE LIBERTÀ CIVILI E L’IMMIGRAZIONE E CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO
Premesso che
Considerato che
Tutto ciò premesso e considerato
Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie, il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione; la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e la Comunità di Sant’Egidio convengono quanto segue:
Articolo 1 – Premessa Le premesse e le considerazioni che precedono costituiscono parte integrante del Protocollo di intesa per la realizzazione del progetto «Apertura di corridoi umanitari».
Articolo 2 – Finalità La finalità del progetto è di favorire l’arrivo in Italia in modo legale e in condizioni di sicurezza dei potenziali beneficiari di protezione internazionale, in specie i soggetti più vulnerabili.
Articolo 3 – Criteri di individuazione dei beneficiari Le situazioni personali e familiari dei richiedenti saranno vagliate con riferimento ad una pluralità di criteri preferenziali:
a) Persone riconosciute meritevoli dall’UNHCR, almeno prima facie, del riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra del 1951 ed al relativo protocollo del 1967;
b) Persone che, pur non ricomprese nel precedente punto, manifestano una comprovata condizione di vulnerabilità determinata dalla loro situazione personale, dall’età e dalle condizioni di salute;
c) Ognuno dei criteri indicati ai punti precedenti, se comprovato nella sua consistenza e gravità, può motivare l’ammissione della persona al progetto.
In forma complementare e non sostitutiva dei precedenti criteri, nell’ammissione al progetto si terrà conto dei seguenti ulteriori fattori:
d) Persone che possano beneficiare di sostegno in Italia per la dichiarata disponibilità di soggetti singoli, chiese o associazioni, a provvedere inizialmente alla loro ospitalità ed al sostentamento per un congruo periodo iniziale;
e) Persone che hanno reti familiari o sociali stabili in Italia e per questa ragione hanno dichiarato di volersi stabilire ed integrare nel nostro paese.
Questo criterio serve a facilitare l’individuazione di percorsi di integrazione ed escludere o limitare eventuali movimenti secondari volontari.
Articolo 4 – Impegni delle parti La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e la Comunità di Sant’Egidio si impegnano, con proprie risorse professionali ed economiche, nelle attività di individuazione e valutazione approfondita dei potenziali destinatari del progetto, sino alla predisposizione dei dossier individuali e familiari, nel rispetto dei criteri di riservatezza.
Inoltre si impegnano a farsi carico del trasferimento sul territorio nazionale di quanti siano titolari del visto d’ingresso rilasciato dalle competenti autorità consolari ai sensi dell’art. 25 del Regolamento (CE) n. 810/2009 del 13 luglio 2009, ed all’accoglienza ed al sostegno nel processo di inserimento socioculturale un congruo periodo di tempo.
Il Ministero dell’Interno si impegna a portare a conoscenza delle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale e della Commissione nazionale le finalità e le modalità operative del presente progetto, con particolare riferimento ai criteri adottati nell’ammissione delle persone al progetto e all’attività di predisposizione dei dossier individuali e familiari effettuata nella fase iniziale e preliminare alla concessione del visto per motivi umanitari.
Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale si impegna, nei limiti previsti dalla normativa in vigore, a rilasciare i visti di ingresso tramite le proprie Rappresentanze diplomatico-consolari, una volta che la lista dei beneficiari elaborata dalle associazioni proponenti sia stata ratificata dal Ministero dell’Interno – Dipartimento della PS, all’esito delle verifiche nelle banche dati pertinenti e degli accertamenti dattiloscopici di competenza.
I passaggi procedurali essenziali del progetto sono:
Articolo 5 – Paesi di attuazione e tempi di realizzazione
Il progetto inizialmente si attua in Etiopia e si articola in una prima fase della durata di sei mesi, cui farà seguito una successiva fase di eguale durata, con l’obiettivo di individuare al massimo 500 persone.
Nel caso siano valutate condizioni favorevoli nel paese di transito, è possibile che una parte dei beneficiari del progetto sia individuata in altre aree geografiche caratterizzate dalle stesse problematiche a cui l’iniziativa vuole fornire risposta.
Verranno stabiliti contatti, o intensificati nel caso di rapporti già avviati, per gli opportuni coordinamenti con gli organismi internazionali (UNHCR e OIM), i competenti organi pubblici degli Stati interessati, le rappresentanze diplomatiche e consolari dello Stato italiano, gli organismi della società civile e religiosa.
Nella sua complessiva articolazione, il progetto prevede il coinvolgimento al massimo di cinquecento persone indicativamente nell’arco di tempo di un anno a partire dal primo ingresso, salvo eventuale e motivata proroga.
Articolo 6 – Nucleo di coordinamento, monitoraggio e valutazione dei risultati
Le parti costituiscono un nucleo di coordinamento, monitoraggio e valutazione del progetto che consenta di esaminare i risultati raggiunti, l’efficacia delle modalità operative adottate, le criticità riscontrate, al fine di apportare tempestivamente ogni necessaria integrazione o eventuale modifica al progetto stesso. Tale nucleo definirà inoltre le modalità di realizzazione dell’iniziativa, ed eventuali problematiche relative a singoli casi.
I risultati raggiunti a conclusione del progetto saranno oggetto di valutazione con un primo report dopo il primo semestre ed un altro di valutazione conclusiva, anche al fine di considerare la possibilità dell’eventuale sviluppo successivo del progetto.
Roma
Per il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie
Per il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione
Per la Conferenza Episcopale Italiana (CEI)
Per la Comunità di Sant’Egidio