Il decreto del Governo n. 490, presentato tra Natale e Capodanno, ha abrogato la legge n. 99 del 6 gennaio 1931 che aveva istituito il titolo di erborista.
Probabilmente l’intento era quello di aggiornare e liberalizzare la disciplina della coltivazione, della raccolta e del commercio delle piante officinali, ma il primo effetto tangibile di questo decreto è la cancellazione improvvisa della professione di erborista.
Infatti è stato creato un vero e proprio vulnus che mette in crisi non soltanto il commercio nel settore ma anche migliaia di posti di lavoro e persino alcuni corsi di laurea come quella in Scienze tecniche ed erboristiche.
In effetti, il testo del decreto presentato dal Consiglio dei ministri non cita mai la parola erborista ma stabilisce che la coltivazione, la raccolta e la prima trasformazione di piante cosiddette medicinali, aromatiche e da profumo, oltre ad alghe, funghi e licheni, siano da considerare attività agricole a tutti gli effetti. Inoltre, sempre secondo il testo, il risultato dell’attività delle singole specie officinali potrà essere impiegato o sottoposto a trattamenti di prima trasformazione direttamente in azienda agricola, senza dover transitare dall’erboristeria.
Le conseguenze potrebbero diventare persino pericolose, perché si deve tener conto del fatto che le erbe possono curare molto bene, ma bisogna conoscerne altrettanto bene gli effetti collaterali, che non sono mai nulli.
Non solo: viene spontaneo chiedersi che fine faranno le circa 1.000 aziende italiane specializzate nella trasformazione e commercializzazione delle piante officinali, le circa 5.000 erboristerie presenti sul territorio del nostro Paese e gli studenti iscritti ai corsi di laurea.
Il primo a indignarsi è stato l’erborista Angelo Di Muzio, presidente della Federazione erboristi italiani che ha lanciato un appello online: «Il governo deve ritirare il decreto legislativo che prevede la cancellazione degli erboristi a favore degli agricoltori che potranno coltivare, trasformare, distillare senza alcuna preparazione specifica in materia le piante officinali. Eliminando l’erborista, la strada sarà quella della totale despecializzazione del settore erboristico italiano anche a livello delle attività commerciali di erboristeria, provocando l’ingresso di soggetti assolutamente non qualificati con gravi ripercussioni commerciali e soprattutto per la sicurezza dei consumatori».
Inoltre in rete è stato lanciato l’hashtag #salvalerborista per raccogliere firme e convincere il Governo a ritirare il decreto.