Nei giorni scorsi è iniziata quella che la Coldiretti Puglia definisce “la guerra del grano” con una mobilitazione da essa stessa organizzata per protestare contro le importazioni massicce di grano duro dall’estero. Puntando anche il dito, in questo modo, sulle questioni del giusto prezzo e della sicurezza alimentare
Il “casus belli” è stato l’arrivo al porto di Bari, ritenuto provocatorio, di una grossa nave da 256 metri proveniente da Vancouver, con un carico di grano da scaricare e destinato al mercato italiano, proprio ora che è per i pugliesi tempo di mietitura.
Il nostro Paese, fa notare Coldiretti, è il principale produttore a livello europeo e secondo a livello mondiale di grano destinato alla pasta, coltivazione che si concentra soprattutto in Puglia, Sicilia, Marche e Basilicata.
Purtroppo il taglio dei prezzi pagati agli agricoltori, prezzi ormai arrivati sotto i costi di produzione, sta facendo sì che sia in pericolo la vita di oltre 300mila aziende che lo coltivano. Inoltre, sta creando desertificazione di oltre 2milioni di ettari di territorio e mettendo a rischio i livelli di alta qualità garantita ai consumatori con il “Made in Italy”.
L’ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) il 31 maggio scorso ha rilevato un prezzo all’origine di 192,5 euro per il prodotto fino italiano, mentre i prezzi di mercato per il grano duro pagano 185-190 euro: si evince subito che non è possibile la coltivazione con questi numeri. Prezzi da saldo, li definisce Coldiretti, motivo per cui ha mobilitato un migliaio di agricoltori davanti al porto del capoluogo pugliese che, aggiunge sempre Coldiretti, è «divenuto negli ultimi anni il vero granaio d’Italia, il principale varco di accesso del grano straniero da spacciare come italiano, perché non è ancora obbligatorio indicare l’origine del grano sulle etichette della pasta».
Rimangono inoltre irrisolti i problemi sanitari: l’Ue consente l’ingresso nel proprio territorio di grano duro contenente Don, una micotossina ritenuta pericolosa; non solo, il Canada permette l’utilizzo di glifosato, un erbicida prodotto soprattutto da Monsanto, nella fase immediatamente precedente la raccolta del grano.
Del resto, l’Europarlamento ha approvato il Ceta (Comprehensive economic and trade agreement) con il Canada, accordo che prevede l’azzeramento dei dazi indipendentemente dall’andamento del mercato.