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“La pazza gioia” di Paolo Virzì

Presentato nella sezione Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes 2016 lo scorso 14 maggio, e distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 17 maggio, “La pazza gioia” è l’ultimo lavoro del regista toscano Paolo Virzì.

Seppur tornato dalla Croisette senza alcun riconoscimento ufficiale, il film ha ottenuto la standing ovation del pubblico di Cannes, ha fatto il pieno di recensioni entusiaste anche sulle riviste specializzate straniere e si è attestato al secondo posto (dopo l’americano X-Men Apocalisse) al box office italiano nel primo weekend di programmazione.

Il film narra la storia di due donne che si incontrano in un centro di recupero per persone con disturbi mentali, per via di alcuni precedenti con la giustizia. Si tratta dell’aristocratica, logorroica e piena di sé Beatrice Morandini Valdirana (Valeria Bruni Tedeschi), affetta da un disturbo bipolare e amante del lusso e dell’eleganza, e Donatella Morelli (Micaela Ramazzotti), giovane madre sola, fragile e indifesa, povera e piena di tatuaggi, con una sindrome depressiva esasperata dall’allontanamento del figlio Elia. Le due nuove amiche, approfittando di un momento di distrazione degli operatori della comunità, scappano e iniziano la loro fuga, dandosi letteralmente alla “pazza” gioia e trasformandosi in due moderne e strampalate Thelma e Louise.

Le motivazioni per cui il nuovo film diretto da Paolo Virzì – regista di “Ovosodo”, “Caterina va in città”, “Il capitale umano” e “Tutta la vita davanti”, solo per citarne alcuni – merita di essere visto non sono racchiuse semplicemente nelle due ore di pellicola, ma soprattutto in ciò che resta dopo aver lasciato il cinema.

La pazza gioia è infatti un film che aiuta a riflettere su un tema non semplice, quello del disagio psichiatrico nelle sue varie sfaccettature, ma affrontato da Virzì con una leggerezza, che a tratti si trasforma in comicità, assolutamente elegante. La malattia viene alleggerita ma mai banalizzata, grazie a una sceneggiatura vincente, curata dallo stesso regista Virzì in sinergia con la collega Francesca Archibugi, e all’interpretazione magistrale delle attrici Bruni Tedeschi e Ramazzotti, entrambe perfette per i ruoli interpretati.

Ciliegina sulla torta sono l’ambientazione tutta Toscana e la colonna sonora, affidata a Carlo Virzì, con la costante presenza del capolavoro di Gino Paoli “Senza fine”, che Donatella crede sia stata scritta dal padre per lei.

Donatella: “Cosa stiamo cercando?”

Beatrice: “La felicità”.

Donatella: “E dov’è che si trova?”

E’ attorno a questa domanda, lasciata in sospeso, che ruota la fuga di Donatella e Beatrice, due donne fragili e allo stesso tempo determinate, che sanno perfettamente cosa vogliono ma che non hanno la possibilità e i mezzi per realizzare il proprio desiderio.

Per la prima è la speranza di poter rivedere il suo Elia, il figlio dato in adozione per via della sua depressione. Per la seconda, invece, è il sogno di tornare a riappropriarsi della “bella vita” (proprio come il titolo di un altro film di Virzì) vissuta in passato, tra ville lussuose, gite in barca e cene con l’adorato “presidente”.

A ostacolare il raggiungimento della felicità per le due donne, però, c’è l’obbligo della terapia di recupero all’interno di un istituto, Villa Biondi, poiché entrambe condannate dal tribunale.

Alterate dalla massiccia dose di medicinali e dalla loro precarietà mentale, circondante da tante altre “stravaganti” ospiti della struttura, Donatella e Beatrice prima si incontrano, poi si scontrano e poi si aggrappano l’una all’altra alla ricerca di un equilibrio reso altalenante dai loro fantasmi mentali e dagli episodi che sono costrette ad affrontare durante la loro fuga verso la felicità.

“La pazza gioia” tocca tutte le corde dell’anima, senza esasperarne nessuna: strappa risate, lacrime, riflessioni profonde e lascia con la sensazione che ognuno di noi, in fondo, possiede un briciolo di pazzia.

Titolo originale: La pazza gioia
Regista: Paolo Virzì
Durata: 112 minuti
Uscita in Italia: 17 maggio 2016

Published by
Antonella Luccitti