In Danimarca, Paese sempre all’avanguardia per quanto riguarda l’attenzione verso i bambini, è stata introdotta a scuola la “Klassens Tid”, letteralmente “l’ora di classe” che possiamo tradurre in “ora di empatia”.
L’empatia, come sappiamo, è la capacità di immedesimarsi nello stato d’animo di chi abbiamo di fronte, una risorsa, a dire il vero, che i ritmi frenetici dell’era attuale confinano al margine, quasi non fosse importante. Eppure, si tratta di un’abilità fondamentale, addirittura salvifica nei rapporti con gli altri. Si teme, non a caso, per i più piccoli e la Danimarca è uno di quei Paesi che in tal senso ha deciso di fare qualcosa, prendendo seriamente uno studio dell’Università del Michigan effettuato su 14 studenti universitari che ha messo in chiaro come questi ultimi siano dotati di circa il 40% di empatia in meno rispetto agli studenti universitari degli anni ’80 e ’90.
Al di là di questo studio – che può essere o meno preso sul serio – in Danimarca hanno deciso di aprire a qualcosa di totalmente nuovo che certamente male non può fare. L’ora di empatia si basa infatti sulla condivisione tra bambini dei problemi individuali e di gruppo. Chi non riesce a risolvere la propria difficoltà da solo viene spronato a parlarne con gli altri, incentivando in questo modo da un lato il coraggio di esprimere emozioni e sentimenti e dall’altro quello di favorire l’ascolto degli altri e dare luogo a un comune senso di solidarietà.
Ascoltato il problema del bambino di turno, la classe sviscera la questione da ogni angolazione e si impegna a cercare una soluzione adatta. Lo fanno mentre gustano una torta preparata dalle loro stesse mani, che, a detta degli esperti, serve a rilassare l’atmosfera, renderla conciliante e favorire la familiarità all’interno dell’aula.
Certamente, risulta inverosimile calcolare quanto inciderà l’ora di empatia quando i bambini saranno adulti, anche perché la Danimarca, come avevamo scritto qualche tempo fa è il secondo Paese più felice al mondo (leggi l’articolo), grazie soprattutto a fattori quali l’alto reddito, l’uguaglianza sociale, un tipo di welfare ottimo, tra sanità, istruzione e misure contro la povertà. Ma anche tenendo conto di tutto ciò l’ora di empatia continua ad essere praticata e sta raggiungendo ottimi risultati. Tanto più che i danesi – e probabilmente non a torto – pensano che l’empatia non sia un dono naturale ma una competenza da apprendere e quindi da insegnare.