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La scuola per tutti, il punto sugli alunni affetti da Adhd

A Roma si è recentemente tenuto un seminario Cei allo scopo di fare un punto sulla valorizzazione delle diversità a scuola, all’interno delle classi. Sono scaturite molte proposte, indicazioni e suggerimenti per migliorare la qualità della vita delle persone con vari gradi e tipologie di disabilità, mirate a individuare tutte le buone prassi per una didattica inclusiva.

In modo particolare, è stata presa in esame la situazione degli alunni affetti da Adhd (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), ossia deficit dell’attenzione e disturbo di iperattività. Si tratta di un disturbo borderline caratterizzato dalla difficoltà a prestare attenzione e a mantenere la concentrazione, con ricadute negative sulla capacità di apprendimento. Per questa ragione – come è stato peraltro sottolineato nel corso del dibattito – il ruolo dell’insegnante è cruciale, soprattutto nell’individuazione tempestiva del disturbo. Occorre quindi che il personale educativo sia adeguatamente preparato, in grado cioè di riconoscere alcuni sintomi comportamentali tipici dell’Adhd e individuare le implicazioni emotive e relazionali dei disturbi cognitivi e di apprendimento, quasi sempre presenti quanto si parla di deficit dell’attenzione e disturbo di iperattività.

Ecco perché è importante tenere presente la nota ministeriale n. 4089/10 che, oltre a spiegare in maniera esauriente le difficoltà degli alunni con Adhd, fornisce indicazioni e misure da prendere in presenza di persone affette da tale disturbo, come ad esempio l’analisi costante della situazione e il rapporto con la famiglia e gli specialisti che si occupano del ragazzo o della ragazza. Da parte del corpo insegnanti è rilevante che questi non facciano dell’ambiente una fonte di distrazione e che mettano in atto tecniche educative la cui efficacia è stata documentata, come ad esempio l’impiego di tempi di lavoro con pause ben distribuite e l’introduzione di ausili visivi. Per quanto riguarda l’aspetto comportamentale, è senza dubbio prioritario stabilire poche regole di comportamento ma chiare, da far rispettare all’interno della classe nel corso del tempo.

Vanno inoltre spronati gli studenti nell’individuazione di piccoli obiettivi e concordare strategie per raggiungerli, con l’utilizzo di schemi, diagrammi, tabelle e uso del computer. Non sono consigliate, in ogni caso, punizioni di tipo sottrattivo (come abbreviare il tempo delle pause) o aumentativo (come aumentare la mole dei compiti da eseguire) a vantaggio, invece, di comportamenti positivi con riconoscimenti immediati. Infine, è necessario ricorrere periodicamente alla valutazione del comportamento, posto che esso è condizionato dalla presenza del disturbo. Tutti i traguardi raggiunti e le difficoltà riscontrate vanno condivise in ambito familiare e con gli esperti che seguono il bambino perché è la collaborazione il modo più efficace per stabilire il percorso adeguato.

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Redazione