L’Italia ha un passato antichissimo, ricco di vicende e curiosità conoscibili attraverso milioni di pagine accessibili a tutti, ma sarebbe un errore pensare che la storia non possa essere ripercorsa attraverso l’osservazione diretta dei luoghi, sulle tracce di un passato che ha lasciato la sua eredità. È il caso del “cammino dei briganti” che certamente molti di voi avranno sentito nominare qualche volta.
Costoro vivevano in particolare nelle zone dell’Italia centrale e meridionale e non erano comuni criminali; nel periodo che precede l’Unità d’Italia erano piuttosto dei ribelli che difendevano le loro terre dall’invasione dei Sabaudi, venuti nel Sud Italia imponendo nuove regole, tra cui la leva obbligatoria e l’aumento delle tasse. I briganti, più di 150 anni fa, si muovevano tra i luoghi più impervi e selvaggi, sfruttando la conformazione geografica di certe regioni, tra cui Lazio e Abruzzo, per sfuggire a chi li perseguitava e al contempo organizzarsi per le loro insurrezioni.
Questa è la stagione ideale per rintracciare i loro sentieri: esiste un gruppo di guide che propone un itinerario di 100 chilometri che passa attraverso borghi, prosegue nelle ampie vallate e si inerpica fin sulle vette dell’Appennino abruzzese, ripercorrendo in sostanza l’antica linea di confine tra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie. Dentro ogni passo c’è la storia, tra i confini del Cicolano, vicino Rieti, fino alla Marsica, nel cuore selvaggio dell’Abruzzo. Il percorso è ben articolato, con riferimenti presenti a ogni tappa che aprono una finestra sul passato per spiegarci come vivevano, si organizzavano, si rifugiavano dalle minacce.
È un cammino che si compie su quote medie (tra gli 800 e i 1.300 metri di quota), ma naturalmente non è obbligatorio salire fin sulla cima del Monte Velino, né partire da dove le guide ci consigliano. Attraverso quelle che sono le nostre possibilità e il tempo che abbiamo a disposizione, possiamo anche organizzarci in autonomia, ad esempio ammirando la cornice dantesca di Tagliacozzo (Aq) per proseguire verso Valdevarri, nel Lazio, dove passò anche San Francesco nel corso dei suoi viaggi.
Da non trascurare l’esperienza dell’approccio con i pochi abitanti dei piccoli paesi, sereni e ospitali, e la meraviglia dei borghi medievali che il terremoto verificatosi nell’aquilano nel 2009 non è riuscito a sopprimere.