La strategia europea per la responsabilità sociale delle imprese

La recente pubblicazione sul portale www.secondowelfare.it del saggio di Paolo Pantrini “Responsabilità sociale d’impresa, tra definizioni e policy europee” ci fornisce l’occasione per tornare a riflettere sull’evoluzione del concetto di responsabilità sociale delle imprese nel contesto comunitario. Infatti, dopo un breve excursus tra le diverse definizioni di responsabilità sociale emerse nel dibattito italiano, l’autore concentra la propria attenzione sul percorso che conduce dal Libro Verde “Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese” del 2001 alla “Strategia rinnovata dell’UE per il periodo 2011-2014 in materia di responsabilità sociale delle imprese” del 2011. In particolare viene ripresa la nuova definizione di RSI assunta dalla Commissione (responsabilità sociale delle imprese per il loro impatto sulla società) e indicati gli otto campi di azione in cui la strategia si articola: 1) promozione della visibilità della RSI e diffusione delle buone pratiche; 2) miglioramento e monitoraggio dei livelli di fiducia nelle imprese; 3) miglioramento dei processi di autoregolamentazione e coregolamentazione; 4) aumento del “premio di mercato” per la RSI; 5) migliore divulgazione da parte delle imprese delle informazioni sociali e ambientali; 6) ulteriore integrazione della RSI nell’ambito dell’istruzione, della formazione e della ricerca; 7) accentuazione dell’importanza delle politiche nazionali e subnazionali in materia di RSI; 8) migliore allineamento degli approcci europei e globali alla RSI.

Abbiamo ritenuto utile fornire ai nostri lettori la possibilità di consultare direttamente sia il testo integrale della Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni “Strategia rinnovata dell’UE per il periodo 2011-14 in materia di responsabilità sociale delle imprese”, 25.10.2011 COM(2011) 681 definitivo, sia uno stralcio della seconda parte del documento in questione.

Ci sia consentita una sola riflessione introduttiva alla lettura. La nuova definizione della Commissione si riferisce alla “responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società”; tuttavia non si può trascurare il passaggio immediatamente successivo: “per soddisfare pienamente la loro responsabilità sociale, le imprese devono avere in atto un processo per integrare le questioni sociali, ambientali, etiche, i diritti umani e le sollecitazioni dei consumatori nelle loro operazioni commerciali e nella loro strategia di base in stretta collaborazione con i rispettivi interlocutori, con l’obiettivo di:

  • fare tutto il possibile per creare un valore condiviso tra i loro proprietari /azionisti e gli altri loro soggetti interessati e la società in generale;
  • identificare, prevenire e mitigare i loro possibili effetti avversi”.

L’impatto sulla società consiste sia nel “prevenire e mitigare” eventuali effetti negativi dell’attività imprenditoriale sia nel creare valore condiviso. Ed è la creazione di valore condiviso che, a nostra avviso, fa la differenza, introduce quell’elemento etico che rende l’attività imprenditoriale una componente essenziale del bene comune, un elemento cardine dell’economia civile, un’economia che si occupa a pieno titolo della Felicità Pubblica.

UNA CONCEZIONE MODERNA DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE DELLE IMPRESE

 

3.1. Una nuova definizione

La Commissione propone una nuova definizione di RSI come “responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società”. Il rispetto della legislazione applicabile e dei contratti collettivi tra le parti sociali rappresenta un presupposto necessario per far fronte a tale responsabilità. Per soddisfare pienamente la loro responsabilità sociale, le imprese devono avere in atto un processo per integrare le questioni sociali, ambientali, etiche, i diritti umani e le sollecitazioni dei consumatori nelle loro operazioni commerciali e nella loro strategia di base in stretta collaborazione con i rispettivi interlocutori, con l’obiettivo di:

  • fare tutto il possibile per creare un valore condiviso tra i loro proprietari /azionisti e gli altri loro soggetti interessati e la società in generale;
  • identificare, prevenire e mitigare i loro possibili effetti avversi.

La complessità di tale processo dipenderà da fattori quali la dimensione dell’impresa e la natura delle sue operazioni. Per gran parte delle piccole e medie imprese, in particolare le micro-imprese, il processo della RSI è destinato a rimanere informale e intuitivo.

Per aumentare al massimo la creazione di un valore condiviso, le imprese sono incoraggiate ad adottare un approccio strategico a lungo termine nei confronti della responsabilità sociale delle imprese e a esplorare le opportunità per lo sviluppo di prodotti, servizi e modelli commerciali innovativi che contribuiscano al benessere della società e portino a una maggiore qualità e produttività dei posti di lavoro.

Per identificare, prevenire e mitigare i loro possibili effetti negativi, le grandi imprese e le imprese che corrono il rischio di subire tali effetti sono incoraggiate a esercitare il loro dovere di diligenza alla luce di un’analisi del rischio, anche attraverso la loro catena di approvvigionamento.

Alcuni tipi di impresa, come le cooperative, le imprese mutue e quelle a conduzione familiare, hanno assetti proprietari e di governance che possono essere particolarmente favorevoli a un comportamento responsabile.

 3.2. Principi e orientamenti riconosciuti a livello internazionale

Per le imprese che cercano un approccio formale alla RSI, soprattutto le grandi imprese, una guida autorevole è fornita dai principi e dagli orientamenti riconosciuti a livello internazionale, in particolare i neo riveduti Principi direttivi dell’OCSE destinati alle imprese multinazionali, i dieci principi del Global Compact delle Nazioni Unite, la norma di orientamento sulla responsabilità sociale ISO 260000, la Dichiarazione tripartita dell’OIL sulle imprese multinazionali e la politica sociale e i Principi guida su imprese e diritti umani delle Nazioni Unite. Questo nucleo di principi e orientamenti riconosciuti a livello internazionale rappresenta un quadro globale per la RSI soggetto ad evolversi e che è stato recentemente potenziato. La politica europea per promuovere la RSI dovrà essere del tutto coerente con questo quadro.

3.3. La natura multidimensionale della RSI

In base a questi principi e orientamenti, la RSI copre almeno le prassi in materia di diritti umani, lavoro e occupazione (quali formazione, diversità, parità di genere nonché salute e benessere dei lavoratori), le questioni ambientali (per esempio la biodiversità, i cambiamenti climatici, l’efficacia delle risorse, l’analisi del ciclo di vita e la prevenzione dell’inquinamento) nonché la lotta alla corruzione. Anche il coinvolgimento e lo sviluppo delle collettività, l’integrazione delle persone disabili e gli interessi dei consumatori, compresa la privacy, rientrano nel programma della RSI. La promozione della responsabilità sociale e ambientale attraverso la catena di approvvigionamento e la divulgazione di informazioni non finanziarie sono riconosciute come importanti questioni trasversali. La Commissione ha adottato una comunicazione sulle politiche dell’UE e il volontariato in cui riconosce il volontariato d’impresa come espressione della responsabilità sociale delle imprese.

La Commissione promuove inoltre i tre principi della buona governance fiscale – segnatamente la trasparenza, lo scambio di informazioni e una concorrenza fiscale leale – nei rapporti tra Stati. Anche le imprese sono incoraggiate, ove opportuno, ad adoperarsi per attuare questi principi.

3.4. Il ruolo delle autorità pubbliche e di altri soggetti interessati

Lo sviluppo della RSI dovrebbe essere guidato dalle imprese stesse. Le autorità pubbliche dovrebbero svolgere un ruolo di sostegno attraverso una combinazione intelligente di misure politiche volontarie e, ove necessario, di regolamentazione complementare, per esempio per la trasparenza, creare incentivi di mercato per il comportamento responsabile delle imprese e garantire la rendicontabilità aziendale. Le imprese devono avere la flessibilità per innovarsi e sviluppare un approccio nei confronti della RSI che sia adeguato alla loro situazione. Molte imprese, tuttavia, apprezzano l’esistenza di principi e orientamenti sostenuti dalle autorità pubbliche, per disporre di un parametro su cui misurare le proprie politiche e prestazioni, nonché promuovere una maggiore parità di condizioni.

I sindacati e le organizzazioni della società civile identificano i problemi, fanno pressione per ottenere miglioramenti e possono lavorare in modo costruttivo con le imprese per trovare co esse le soluzioni necessarie. I consumatori e gli investitori si trovano nella posizione di poter aumentare il “premio di mercato” per le imprese socialmente responsabili attraverso le decisioni d’acquisto di investimento che adottano. I media possono sensibilizzare sia sugli effetti positivi che su quelli negativi delle imprese. Le autorità pubbliche e questi altri soggetti interessati dovrebbero far prova di responsabilità sociale, anche nelle loro relazioni con le imprese.

3.5. La RSI e l’Iniziativa per l’imprenditoria sociale

Il concetto di responsabilità sociale è applicabile a tutte le imprese. La presente comunicazione è adottata congiuntamente a un’iniziativa complementare, ma distinta, per l’imprenditoria sociale (SBI), che sostiene uno specifico tipo di imprese, cioè quelle il cui scopo principale è esplicitamente sociale e/o ambientale, che reinvestono gli utili a tale scopo e la cui organizzazione interna rispecchia gli obiettivi sociali. L’iniziativa per l’imprenditoria sociale si occupa dell’ecosistema necessario alle imprese sociali e all’innovazione sociale per prosperare e contribuire all’economia sociale di mercato europea.

3.6. La RSI e il dialogo sociale

Negli ultimi anni diversi comitati settoriali per il dialogo sociale hanno promosso buone pratiche in materia di RSI e hanno definito orientamenti. La Commissione favorisce tali iniziative e riconosce che la RSI contribuisce al dialogo sociale e lo integra. Anche attraverso gli accordi societari transnazionali (TCA), conclusi tra imprese e organizzazioni dei lavoratori a livello europeo o globale, sono state sviluppate politiche innovative ed efficaci in materia di RSI. L’UE sostiene attivamente gli accordi societari transnazionali e promuoverà la creazione di una banca dati consultabile di tali accordi.

 

  1. PROGRAMMA D’AZIONE 2011-2014

Il presente programma contiene gli impegni assunti dalla Commissione stessa, nonché i suggerimenti per imprese, Stati membri e altri gruppi di soggetti interessati. Nell’attuazione del presente programma, la Commissione in ogni momento prenderà in considerazione le caratteristiche peculiari delle PMI, in particolare le loro risorse limitate, ed eviterà di creare oneri amministrativi inutili.

4.1. Promozione della visibilità della RSI e diffusione delle buone pratiche

Dando un riconoscimento pubblico a quello che fanno le imprese nel campo della RSI, l’UE può contribuire a diffondere le buone pratiche, a favorire l’apprendimento tra pari e a incoraggiare più imprese a sviluppare il proprio approccio strategico alla RSI. Facendo tesoro delle iniziative nei vari Stati membri, la Commissione sosterrà lo sviluppo delle capacità delle organizzazioni intermediarie delle PMI, al fine di migliorare la qualità e la disponibilità della consulenza in materia di RSI per le piccole e medie imprese.

La Commissione ha avviato una vasta gamma di programmi per collaborare con le imprese altre parti interessate sulle questioni sociali e ambientali più importanti16. Un ulteriore impegno con le imprese sarà importante per il successo della strategia di Europa 2020. La Commissione promuoverà pertanto il dialogo con le imprese e altre parti interessate su questioni quali l’occupabilità, il cambiamento demografico e l’invecchiamento attivo, nonché sulle sfide che si manifestano sul posto di lavoro (compresa la gestione della diversità, l’uguaglianza di genere, l’istruzione e la formazione nonché la salute e il benessere dei lavoratori). In particolare, essa si concentrerà sugli approcci settoriali e sulla diffusione del comportamento responsabile delle imprese attraverso la catena di approvvigionamento.

L’iniziativa “Impresa 2020” della rete RSI Europa è un esempio di leadership imprenditoriale nel campo della RSI particolarmente importante per gli obiettivi delle politiche dell’UE. La Commissione contribuirà a esaminare i primi risultati di questa iniziativa entro la fine del 2012 e a definire i prossimi passi.

La Commissione intende:

  1. creare nel 2013 piattaforme multilaterali per la RSI in un certo numero di settori industriali pertinenti, per le imprese, i loro lavoratori e altri soggetti interessati al fine di rendere gli impegni pubblici in tema di RSI pertinenti per ciascun settore e monitorare congiuntamente i progressi;
  2. avviare a partire dal 2012 un premio europeo per dare un riconoscimento ai partenariati RSI tra le imprese e le altre parti interessate.

 

4.2. Miglioramento e monitoraggio dei livelli di fiducia nelle imprese

Come tutte le organizzazioni, tra cui i governi e la stessa UE, le imprese devono contare sulla fiducia dei cittadini. La comunità imprenditoriale europea dovrebbe aspirare a essere uno dei gruppi di organizzazioni che gode di maggiore fiducia in seno alla società. Esiste frequentemente un divario tra le aspettative dei cittadini e quello che essi percepiscono come reale comportamento delle imprese. Questo divario è causato in parte da casi di comportamento irresponsabile da parte di alcune imprese nonché dall’esistenza di alcune aziende che ingigantiscono le proprie credenziali dal punto di vista ambientale o sociale. Ciò a volte è determinato da un’insufficiente comprensione da parte di alcune di esse delle aspettative in rapida evoluzione della società, nonché da una insufficiente consapevolezza da parte dei cittadini dei risultati delle imprese e dei vincoli entro cui operano.

La Commissione intende:

  1. affrontare la questione della commercializzazione ingannevole relativa agli impatti ambientali dei prodotti (il cosiddetto “greenwashing”) nel contesto della relazione sull’applicazione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali prevista per il 2012 e valutare la necessità di possibili misure specifiche su questo tema;
  2. avviare un dibattito aperto con cittadini, imprese e altre parti interessate in merito al ruolo e alle potenzialità delle imprese nel 21° secolo, con l’obiettivo di favorire la comprensione e le aspettative comuni, ed effettuare sondaggi periodici sulla fiducia dei cittadini nelle imprese e sugli atteggiamenti nei confronti della RSI.

 

4.3. Miglioramento dei processi di autoregolamentazione e coregolamentazione

Spesso le imprese partecipano a processi di autoregolamentazione e coregolamentazione, ad esempio mediante codici di condotta a livello settoriale su questioni sociali rilevanti per il settore in questione. Se concepiti nel modo appropriato tali processi possono conquistare il delle parti interessate e costituire un mezzo efficace per garantire il comportamento responsabile delle imprese. L’autoregolamentazione e la coregolamentazione vengono riconosciute dall’Unione europea come parte del programma per legiferare meglio.

L’esperienza suggerisce che i processi di autoregolamentazione e coregolamentazione sono più efficaci quando: sono basati su una prima analisi aperta delle questioni con tutte le parti interessate, in presenza o, se del caso, su loro convocazione, di autorità pubbliche, come la Commissione europea; conducono, in una fase successiva, a impegni chiari da parte di tutte le parti interessate, con indicatori di prestazione; prevedono meccanismi di monitoraggio obiettivi, l’esame delle prestazioni e la possibilità di migliorare gli impegni in base alle esigenze; comprendono inoltre un efficace meccanismo di rendicontabilità per la gestione dei reclami in caso di inottemperanza.

La Commissione intende:

  1. avviare nel 2012 un processo, di concerto con le imprese e gli altri soggetti interessati, per sviluppare un codice deontologico di autoregolamentazione e coregolamentazione atto a migliorare l’efficacia del processo di RSI.

 

4.4. Aumento del “premio di mercato” per la RSI

Gli effetti positivi della responsabilità sociale delle imprese sulla competitività sono sempre più riconosciuti, ma le imprese si trovano ancora innanzi a un dilemma quando la condotta più socialmente responsabile può non essere la più vantaggiosa dal punto di vista economico, pubblici e investimenti per rafforzare gli incentivi di mercato per la RSI.

 4.4.1. Consumi

L’attenzione del consumatore sulle questioni relative alla RSI è cresciuta negli ultimi anni, ma permangono ostacoli significativi, quali l’insufficiente sensibilizzazione, la necessità, a volte, di pagare un sovrapprezzo e l’assenza di un facile accesso alle informazioni necessarie per compiere scelte informate. Alcune imprese fanno da battistrada nell’aiutare i consumatori a compiere scelte più sostenibili. La revisione del piano d’azione per il consumo e la produzione sostenibili può fornire l’opportunità per identificare nuove misure atte a incoraggiare un consumo maggiormente responsabile.

 4.4.2. Appalti pubblici

La Commissione ha fissato un obiettivo indicativo, vale a dire che entro il 2010 il 50 % di tutti gli appalti pubblici nell’Unione europea deve rispettare i criteri ambientali concordati. Nel 2011 la Commissione ha pubblicato una guida sugli appalti pubblici socialmente responsabili (SRPP), che spiega come integrare gli aspetti sociali negli appalti pubblici, nel rispetto dell’attuale quadro giuridico dell’UE20. Gli appalti pubblici socialmente responsabili possono prevedere azioni positive da parte delle autorità pubbliche per aiutare le imprese sotto-rappresentate, come le PMI, ad accedere al mercato degli appalti pubblici.

Gli Stati membri e le autorità pubbliche a tutti i livelli sono invitati a utilizzare appieno tutte le possibilità offerte dall’attuale quadro giuridico per gli appalti pubblici. L’integrazione di criteri ambientali e sociali negli appalti pubblici deve essere fatta, in particolare, in un modo non discriminatorio nei confronti delle PMI e deve attenersi alle disposizioni del trattato in materia di non discriminazione, parità di trattamento e trasparenza.

La Commissione intende:

  1. favorire la migliore integrazione degli aspetti sociali e ambientali negli appalti pubblici, nell’ambito della revisione del 2011 delle direttive sugli appalti pubblici, senza introdurre ulteriori oneri amministrativi per le amministrazioni aggiudicatrici o le imprese e senza pregiudicare il principio di assegnare i contratti all’offerta economicamente più vantaggiosa.

4.4.3. Investimenti

In risposta alla crisi finanziaria, la Commissione sta avanzando una serie di proposte normative per garantire un sistema finanziario più responsabile e trasparente. Tenendo adeguatamente conto delle informazioni non finanziarie pertinenti, gli investitori possono contribuire a un più efficiente stanziamento del capitale e a realizzare meglio gli obiettivi di investimento a lungo termine. La Commissione sta sostenendo lo sviluppo delle capacità degli investitori su come integrare le informazioni non finanziarie nelle decisioni di investimento. In tale contesto la Commissione incoraggia le imprese a divulgare informazioni in merito all’attuazione di standard di buona governance fiscale.

I proprietari e i gestori europei degli attivi, in particolare dei fondi pensione, sono invitati ad aderire ai principi di investimento responsabile delle Nazioni Unite. Le autorità pubbliche hanno una particolare responsabilità nel promuovere la RSI nelle imprese di cui sono proprietarie o in cui investono.

La Commissione intende:

  1. considerare come requisito per tutti i fondi di investimento e le istituzioni finanziarie l’obbligo di informare tutti i loro clienti (cittadini, imprese, autorità pubbliche, ecc.) sugli eventuali criteri di investimento etico o responsabile da loro applicati o su qualsivoglia norma o codice cui essi aderiscono.

 

4.5. Migliore divulgazione da parte delle imprese delle informazioni sociali e ambientali

La divulgazione di informazioni sociali e ambientali, comprese le informazioni attinenti agli aspetti climatici, può facilitare l’impegno con le parti interessate e l’identificazione di concreti rischi di sostenibilità. Essa costituisce anche un importante elemento per la rendicontabilità e può contribuire ad accrescere la fiducia del pubblico nelle imprese. Per soddisfare le esigenze delle imprese e delle altre parti interessate, le informazioni devono essere concrete e devono poter essere raccolte in modo non oneroso.

Alcuni Stati membri hanno introdotto obblighi di informazione non finanziaria che vanno oltre la legislazione UE esistente. Esiste la possibilità che i diversi requisiti nazionali possano implicare costi aggiuntivi per le imprese che operano in più di uno Stato membro.

Un numero crescente di imprese divulga informazioni sociali e ambientali. Le PMI spesso comunicano tali informazioni in modo informale e su base volontaria. Una fonte stima che circa 2 500 imprese europee pubblicano relazioni in materia di RSI o sostenibilità, il che pone l’UE in una posizione di leadership a livello globale. Ma questo dato rappresenta ancora solo una piccola frazione delle 42 000 grandi imprese che operano in seno all’UE.

Esistono vari quadri internazionali per la divulgazione delle informazioni sociali e ambientali, tra cui la Global Reporting Initiative. La comunicazione integrata di informazioni finanziarie e non finanziarie rappresenta un traguardo importante per il medio e lungo termine e la Commissione segue con interesse il lavoro del Comitato internazionale per la rendicontazione integrata (International Integrated Reporting Committee – IIRC).

Per assicurare condizioni eque, come annunciato nell’Atto per il mercato unico, la Commissione presenterà una proposta legislativa sulla trasparenza delle informazioni sociali e ambientali fornite dalle imprese in tutti i settori. È attualmente in corso una valutazione d’impatto delle opzioni che si offrono per tale proposta la quale comprenderà anche una verifica di competitività e un test delle PMI. La Commissione sta anche sviluppando una politica per incoraggiare le imprese a misurare e valutare le proprie prestazioni ambientali usando una metodologia comune basata sul ciclo di vita che potrebbe essere impiegata anche per finalità informative.

Tutte le organizzazioni, comprese le organizzazioni della società civile e le autorità pubbliche, sono invitate ad adottare misure per migliorare la diffusione delle informazioni sulle proprie prestazioni sociali e ambientali.

 

4.6. Ulteriore integrazione della RSI nell’ambito dell’istruzione, della formazione e della ricerca

L’ulteriore sviluppo della RSI richiede nuove competenze nonché cambiamenti nei valori e nei comportamenti. Gli Stati membri possono svolgere un ruolo importante, incoraggiando le istituzioni di istruzione a integrare la RSI, lo sviluppo sostenibile e la cittadinanza responsabile nei programmi di studio pertinenti, anche a livello di scuola secondaria e università. Le scuole di commercio europee sono invitate a sottoscrivere i principi delle Nazioni Unite per l’educazione alla gestione responsabile.

La ricerca accademica di elevata qualità sostiene lo sviluppo di pratiche commerciali e politiche pubbliche nel settore della RSI. Le ricerche future dovrebbero basarsi sui risultati dei progetti finanziati nell’ambito del sesto e del settimo programma quadro dell’UE. La Commissione esaminerà le opportunità di finanziare ulteriormente la ricerca e l’innovazione sulla RSI nonché di sostenere i principi e gli orientamenti in materia di RSI nella ricerca finanziata ancora nell’ambito del settimo programma quadro, come anche nell’ambito del suo successore, Horizon 2020, e all’atto di costituire lo Spazio europeo della ricerca.

La Commissione intende:

  1. fornire un ulteriore sostegno finanziario ai progetti di istruzione e formazione in materia di RSI nell’ambito dei programmi dell’UE “Apprendimento permanente” e “Gioventù in Azione” e promuovere un’azione nel 2012 per sensibilizzare gli operatori dell’istruzione e le imprese sull’importanza della cooperazione in materia di RSI.

4.7. Accentuazione dell’importanza delle politiche nazionali e subnazionali in materia di RSI

Molte misure politiche pubbliche per sostenere la RSI vengono attuate meglio a livello nazionale, regionale e locale. Le autorità locali e regionali sono invitate a fare un uso intelligente dei fondi strutturali dell’UE per sostenere lo sviluppo della RSI, in particolare tra le PMI, e a collaborare con le imprese per affrontare meglio problemi quali la povertà e l’inclusione sociale.

La Commissione intende:

  1. creare con gli Stati membri nel 2012 un meccanismo di revisione tra pari per le politiche nazionali in materia di RSI.

La Commissione invita:

  1. gli Stati membri a sviluppare o aggiornare entro la metà del 2012 i propri progetti o elenchi nazionali di azioni prioritarie al fine di promuovere la RSI a sostegno della strategia Europa 2020, con riferimento ai principi e agli orientamenti in materia di RSI riconosciuti a livello internazionale e in collaborazione con le imprese e le altre parti interessate, tenendo conto delle questioni sollevate nella presente comunicazione.

 

4.8. Migliore allineamento degli approcci europei e globali alla RSI

L’UE dovrebbe promuovere gli interessi europei nello sviluppo delle politiche internazionali in materia di RSI e al contempo garantire l’integrazione dei principi e degli orientamenti riconosciuti a livello internazionale nelle proprie politiche in materia di RSI.

4.8.1. Attenzione sui principi e sugli orientamenti in materia di RSI riconosciuti a livello internazionale

Al fine di promuovere una maggiore parità di condizioni a livello globale, la Commissione intensificherà la sua cooperazione con gli Stati membri, i paesi partner e le opportune sedi internazionali per promuovere il rispetto dei principi e degli orientamenti riconosciuti a livello internazionale e assicurare la coerenza reciproca. Questo approccio richiede anche che le imprese dell’UE intensifichino i loro sforzi per rispettare tali principi e orientamenti.

I Principi direttivi dell’OCSE sono raccomandazioni rivolte dai governi alle imprese multinazionali. La Commissione accoglie con favore l’adesione di paesi non membri dell’OCSE a tali principi. Oltre al fatto di aver ricevuto l’avallo dei governi, i principi direttivi possono contare su un particolare meccanismo di attuazione e reclamo: la rete dei punti di contatto nazionali istituiti da tutti i paesi aderenti, che può aiutare imprese e i soggetti interessati a risolvere problemi pratici, anche attraverso la mediazione e la conciliazione.

La Commissione intende:

  1. monitorare gli impegni assunti dalle imprese europee con più di 1 000 dipendenti per tener conto, nello svolgimento delle proprie attività, dei principi e degli orientamenti in materia di RSI riconosciuti a livello internazionale e la norma di orientamento sulla responsabilità sociale ISO 260000.

La Commissione invita:

  1. tutte le grandi imprese europee a impegnarsi entro il 2014 a tener conto di almeno una delle seguenti serie di principi e orientamenti nello sviluppo del loro approccio alla responsabilità sociale delle imprese: il Global compact delle Nazioni Unite, i Principi direttivi dell’OCSE destinati alle imprese multinazionali o la norma di orientamento sulla responsabilità sociale ISO 260000;
  2. tutte le imprese multinazionali con sede in Europa a impegnarsi entro il 2014 a rispettare la Dichiarazione tripartita dell’OIL sulle imprese multinazionali e la politica sociale.

4.8.2. Attuazione dei Principi guida su imprese e diritti umani delle Nazioni Unite

Il miglioramento della coerenza delle politiche UE pertinenti in materia di imprese e diritti umani rappresenta una sfida fondamentale. Una migliore attuazione dei principi guida dell’ONU contribuirà al raggiungimento degli obiettivi dell’UE relativi alle questioni specifiche dei diritti umani e alle norme fondamentali del lavoro, compreso il lavoro minorile, il lavoro forzato dei detenuti, la tratta di esseri umani, l’uguaglianza di genere, la non discriminazione, la libertà di associazione e il diritto di negoziazione collettiva. Un processo che coinvolge le imprese, le delegazioni dell’UE nei paesi partner e gli attori della società civile, in particolare le organizzazioni e i difensori dei diritti umani, aumenterà la consapevolezza delle sfide che le aziende devono affrontare quando operano in paesi in cui lo Stato non riesce ad adempiere al suo dovere di proteggere i diritti umani.

La Commissione intende:

  1. collaborare con le imprese e le parti interessate nel 2012 per sviluppare orientamenti in materia di diritti umani per un numero limitato di settori industriali pertinenti, nonché orientamenti per le piccole e medie imprese, sulla base dei principi guida dell’ONU;
  2. pubblicare entro la fine del 2012 una relazione sulle priorità dell’UE nell’attuazione dei principi guida dell’ONU e successivamente redigere relazioni periodiche sui progressi realizzati.

Inoltre, la Commissione:

  1. si aspetta che tutte le imprese europee soddisfino la responsabilità d’impresa di rispettare i diritti umani, come definita nei principi guida dell’ONU;
  2. invita gli Stati membri dell’UE a sviluppare entro la fine del 2012 piani nazionali per l’attuazione dei principi guida dell’ONU.

4.8.3. Accentuazione dell’importanza della RSI nelle relazioni con altri paesi e regioni del mondo

Gli orientamenti e principi in tema di RSI riconosciuti a livello internazionale rappresentano valori che dovrebbero essere fatti propri dai paesi che desiderano aderire all’Unione europea, per tale motivo la Commissione continuerà ad affrontare questa problematica nell’ambito del processo di adesione.

La Commissione promuove la RSI attraverso le sue politiche esterne. Essa continuerà, facendo leva su un mix di sensibilizzazione globale e legislazione complementare, ad adoperarsi per dare più ampia diffusione agli orientamenti e ai principi di RSI riconosciuti a livello internazionale e per consentire alle imprese dell’UE di assicurare che essi abbiano un pertinenti nell’ambito degli scambi commerciali legati allo sviluppo. Se del caso essa proporrà di affrontare la questione della RSI nell’ambito del dialogo instaurato con i paesi e le regioni partner.

La politica di sviluppo dell’UE riconosce la necessità di sostenere la RSI25. Promuovendo il rispetto degli standard sociali e ambientali, le imprese dell’UE possono favorire una migliore governance e una crescita inclusiva nei paesi in via di sviluppo. I modelli commerciali che puntano ai poveri in quanto consumatori, produttori e distributori aiutano ad aumentare al massimo l’impatto dello sviluppo. La ricerca di sinergie con il settore privato diventerà un fattore sempre più importante nella cooperazione allo sviluppo e nella risposta dell’UE alle catastrofi naturali e a quelle causate dall’uomo. Le imprese possono svolgere un ruolo importante a tal fine incoraggiando il volontariato dei loro dipendenti. Il futuro corpo volontario europeo di aiuto umanitario può costituire uno strumento per meglio valorizzare le sinergie con il settore privato.

La Commissione intende:

  1. individuare le modalità per promuovere il comportamento responsabile delle imprese nelle sue iniziative politiche future, finalizzate ad una ripresa e ad una crescita più inclusive e sostenibili nei paesi terzi.
  1. CONCLUSIONE

La Commissione collaborerà con gli Stati membri, le imprese e altri soggetti interessati per monitorare periodicamente i progressi compiuti e preparare congiuntamente una riunione di riesame che si terrà entro la metà del 2014. In vista di tale riunione, la Commissione pubblicherà una relazione sull’attuazione del programma d’azione definito nella presente comunicazione. Ciò richiederà metodi di lavoro più coordinati tra il Forum europeo multilaterale sulla RSI e il gruppo di alto livello di rappresentanti RSI degli Stati membri. La Commissione presenterà una proposta operativa a tal fine entro il 2011.

Sulla base della presente comunicazione, la Commissione europea auspica di avviare discussioni con il Consiglio, il Parlamento europeo, il Comitato economico e sociale europeo, il Comitato delle regioni, le imprese e gli altri soggetti interessati nonché di ricevere il loro impegno in tal senso.

La Commissione invita gli imprenditori europei, compresi quelli del settore finanziario, a formulare, entro la metà del 2012, un impegno aperto e responsabile a promuovere, in stretta collaborazione con le autorità pubbliche e gli altri soggetti interessati, l’adozione di una deontologia responsabile da parte di un maggior numero di imprese dell’UE, con la definizione di obiettivi chiari per il 2015 e il 2020.

Published by
Valerio Roberto Cavallucci