Il Lago Maggiore, d’Iseo e di Garda in Lombardia e i laghi di Bolsena e Albano nel Lazio risultano essere i più inquinati da rifiuti plastici.
A lanciare l’allarme uno studio sulla presenza di microplastiche nei laghi italiani realizzato da Legambiente ed ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, in collaborazione con ARPA Umbria e Università Ca’ Foscari di Venezia.
Andando nel dettaglio dell’indagine è possibile osservare che i laghi in cui sono state trovate più particelle sono l’Iseo e il Maggiore, con valori medi di densità di 40.396 e 39.368 microplastiche su chilometro quadrato di superficie campionata. I laghi di Bolsena e di Garda mostrano densità medie simili, rispettivamente 26.829 e 25.259 particelle su chilometro quadrato. Il lago in cui è stata trovata la più bassa quantità di microplastiche risulta essere il Lago Albano, con una media di 3.892 particelle su chilometro quadrato.
I frammenti di plastica rappresentano il 70% di tutte le particelle e sono presenti in tutti i laghi, così come i filamenti, ma in percentuali minori (6,8%). Le particelle di polistirolo, che costituiscono il 14% del totale, sono state riscontrate soltanto nei laghi subalpini, mentre nei laghi laziali emerge la presenza dei frammenti a forma di foglio (7,2%).
Nel caso di frammenti e fogli, le fonti principali si possono individuare nella disgregazione dei rifiuti di maggiori dimensioni; i filamenti, invece, sono riconducibili a cordame, tessuti sfilacciati e fibre tessili sintetiche derivanti dagli scarichi delle lavatrici; per quel che riguarda il polistirolo l’origine è legata alle lavorazioni industriali, imballaggi o attività di pesca.
Come ha dichiarato il direttore generale di Legambiente, Stefano Ciafani: «Questo studio preliminare, il primo a livello nazionale, ci conferma purtroppo quanto già osservato per gli studi effettuati in mare. Il problema dei rifiuti dispersi in acqua sta assumendo proporzioni sempre più preoccupanti. Purtroppo, la cattiva gestione dei rifiuti a monte resta la principale causa del fenomeno e la plastica costituisce il 97% dei rifiuti galleggianti in mare. Al tempo stesso i nostri dati evidenziano come buona parte dei rifiuti che troviamo negli ambienti costieri e marini potrebbero essere riciclati. Elemento da tenere in considerazione nel determinare le azioni per la gestione del problema».