Erano le 3.32 del 6 aprile 2009 quando L’Aquila fu devastata da un terremoto che rase al suolo porzioni intere di città, senza contare le numerose frazioni e i paesi limitrofi che subirono danni enormi. Una scossa di magnitudo 6.3 che, fatto ancor più doloroso, causò la morte di 309 persone.
Oggi, il triste anniversario. Nel corso della notte circa 4.000 persone hanno partecipato alla consueta fiaccolata per commemorare le vittime, e non c’erano solo abruzzesi ma anche un gruppo di terremotati di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto che hanno voluto mostrare la propria solidarietà. Una ferita che non si rimargina ed è aggravata dalla lentezza della ricostruzione. Fa riflettere infatti come quella privata, derivante dagli appalti affidati direttamente ai cittadini, sia effettivamente a buon punto mentre quella pubblica stenta, mostrando lacune e inefficienze.
Mentre per quanto riguarda i terremoti più recenti che hanno sconvolto Umbria, Lazio e Marche si può effettivamente contare su fondi economici stanziati per la causa, l’Abruzzo si trova al centro di una carenza di risorse, a cominciare dagli uffici che processano le pratiche che hanno man mano chiuso i battenti perché chi vi lavorava all’interno non veniva pagato.
Dolce e amara la dichiarazione del sindaco Massimo Cialente: «Lascio in eredità un progetto di città esaltante. Anche se provo un dolore estremo nel non veder realizzate le scuole, o il masterplan di piazza d’Armi, o a vedere ancora i binari della mai realizzata metropolitana di superficie». Poi aggiunge: «Come si fa ad affrontare gli ultimi terremoti senza fare tesoro dei precedenti? Se fossero venuti a vedere all’Aquila come sono state fatte le cose…».
In base alle stime effettuate dall’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila (Usra) e da quello speciale per la ricostruzione dei comuni del cratere (Usrc) che lavorano dal 2013, risulta che la ricostruzione verrà portata a termine nel comune dell’Aquila (centro storico e frazioni principali) nel 2020; per quanto riguarda tutto il territorio comunale nel 2022 e i 56 comuni che fanno parte del cratere dovrebbero essere ricostruiti entro il 2025.
Al momento lo stato di avanzamento dei lavori rispetto al totale dell’importo richiesto – 10 miliardi di euro – riguarda per il 54% il centro storico e per l’84% la periferia. Preoccupa molto il resto del cratere perché dei 4,2 miliardi che serviranno complessivamente sono stati utilizzati 1,7 miliardi, cifra insufficiente per il proseguimento dei lavori.
Le scuole sono un problema: ad oggi, solo una scuola comunale su due ha riaperto; l’altra metà, quelle ritenute inagibili, sono rimaste chiuse e nessuna di queste è stata ancora ricostruita, il che significa che i ragazzi studiano tra container e strutture provvisorie.
Ombre intorno alla ricostruzione di palazzo Margherita, dove ha sede il Comune dell’Aquila: il finanziamento c’è – con una gara già conclusa da tempo – ma i lavori non sono mai iniziati. Inoltre, desta preoccupazione la frazione di Paganica – fra tutte è quella più popolosa – con 16 cantieri attivi ma macerie ovunque.
Amministratori e cittadini la vedono diversamente sulla ricostruzione. Secondo i primi «è stato fatto tanto e il ritardo dei lavori dipende dal fatto che i 44 milioni sono arrivati solo nel 2013-2014», come ha dichiarato l’assessore Capri che aggiunge come la maggioranza delle scuole danneggiate e mai ricostruite siano però in fase di ricostruzione o riprogettazione, ragion per cui si conta di terminarle entro un anno.
Dall’altra parte i cittadini secondo cui «non si sta muovendo nulla», come dichiarato all’Ansa da Silvia Frezza, maestra alla Rodari di Sassa, che fa parte della Commissione Oltre il MUSP. Intanto, il Comitato Scuole Sicure L’Aquila ha fatto sapere di aver raccolto centinaia di firme da porre all’attenzione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.