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L’Artico ha sempre meno ghiaccio

L’ultimo rapporto “Arctic Report Card“, pubblicazione annuale della Noaa – National Oceanic and Atmospheric Administration – contiene il lavoro e le pubblicazioni scientifiche di ben 85 ricercatori di dodici Paesi diversi. Il rapporto può essere sintetizzato in questa frase: “L’Artico non dà alcun segno di poter tornare ad essere la regione ghiacciata di qualche decennio fa. Le temperature in questa regione continuano ad aumentare a una velocità doppia rispetto all’aumento della temperatura globale”.

Purtroppo c’è sempre meno ghiaccio nell’Artico e il 2017 ha fatto registrare l’ennesimo record negativo nel mese di marzo: quando le superfici ghiacciate invernali avrebbero dovuto essere al massimo, si è al contrario toccato il minimo storico, mai rilevato da quando esistono le misurazioni satellitari dell’Artico, cioè dal 1979. Infatti, mentre nel 1985 si era rilevato che il ghiaccio vecchio di quattro anni costituiva il 16% del pack, a marzo 2017 era solo lo 0,09%. Oggi, peraltro, il 79%del ghiaccio è quello più giovane, vale a dire quello che si forma nel corso di una stagione. Tutto ciò significa che abbiamo perso una superficie di ghiaccio grande quasi 4 volte l’Italia, dal momento che, sempre a marzo, l’area del pack artico era inferiore dell’8% rispetto a quella rilevata mediamente negli anni 1981-2010, quindi ferma a 14,42 milioni di chilometri quadrati.

I ricercatori la definiscono “una nuova normalità”, poiché, secondo il loro parere, l’attuale declino dei ghiacci marini e l’aumento delle temperature sono i più alti degli ultimi 1.500 anni. Si è arrivati a questa conclusione tenendo conto dell’aumento della concentrazione di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera con conseguenti maggiori temperature globali. Va da sé che questo aumento ha avuto inizio con l’avvento della prima rivoluzione industriale.

Inoltre, spiegano i ricercatori, una minore copertura nevosa e di ghiaccio innesca un processo che concorre ad aumentare ancora di più la temperatura poiché il ghiaccio permette di riflettere parte dei raggi solari. Pertanto più sole e più caldo significano una forte crescita del fitoplancton e delle piante marine nei mari artici, mentre sul terreno lo scioglimento del permafrost – terra perennemente gelata – permette la crescita di alberi e arbusti più grandi, occupando il posto di quelli che prima erano pascoli e tundra.

Ha infine commentato il rapporto Gavin Schmidt, direttore del GISS (Goddard Institute for space studies): «Le temperature di tutto il Pianeta nel loro insieme continuano la rapida tendenza al riscaldamento che abbiamo visto negli ultimi 40 anni. La temperatura media della superficie del Pianeta è aumentata poco più di un grado Celsius nell’ultimo secolo, un cambiamento guidato in gran parte dall’aumento di anidride carbonica e delle altre emissioni rilasciate dall’uomo in atmosfera».

Published by
Patrizia Abello