Domani, 23 giugno, sarà il grande giorno: tutti i cittadini britannici saranno chiamati ad esprimersi nel referendum che deciderà se il loro Paese deve uscire dall’Unione Europea o restarci.
Con un anglicismo ormai entrato nelle orecchie di tutti e piuttosto scontato, il referendum viene chiamato Brexit dall’unione delle parole Britain ed exit che non necessitano traduzione.
Il quesito è veramente molto chiaro e sintetico perché recita: “Il Regno Unito deve rimanere membro dell’Unione Europea o deve lasciare l’Unione Europea?” Gli elettori hanno due scelte, cioè sbarrare una delle due caselle Leave o Remain (Lasciare o Restare).
La consultazione si aprirà domattina alle 8 ora italiana e si chiuderà alle 23, sempre ora italiana. Non sono previsti sondaggi all’uscita delle urne (quelli che ormai conosciamo come exit poll) e i primi risultati si avranno pertanto venerdì mattina tra le 5 e le 8, sempre ora italiana.
Il referendum era stato promesso da David Cameron, l’attuale Primo Ministro, durante la sua campagna elettorale: poiché negli ultimi anni molte cose sono mutate in Europa, era tempo, secondo lui e il suo partito (conservatore), di fare una consultazione tra i cittadini.
Come spiegato sono due le opzioni possibili.
Le ragioni del “Remain” sono appoggiate anche da leader internazionali come Barak Obama, Angela Merkel e Francoise Hollande nonché dallo stesso Cameron poiché credono che il Paese sarebbe oltremodo danneggiato dall’uscita dalla UE, con conseguenze pesanti per l’economia del Regno Unito come la perdita di posti di lavoro, rischio per le pensioni, rischio svalutazione della sterlina, ripercussioni sulla sanità, problemi sociali di non poco conto.
Le ragioni del “Leave”, appoggiate in particolar modo da Nigel Farage di Ukip, sono che l’Unione Europea detta regole troppo severe a livello commerciale e il Regno Unito dovrebbe avere più autonomia e soprattutto gestire in modo autonomo l’immigrazione e poter frenare la libera circolazione del trattato di Schengen, respingendo anche persone della stessa Ue.
Il risultato del referendum non è vincolante, quindi in teoria, anche se vincesse l’uscita dalla UE, il parlamento potrebbe non ratificarla. Ma in pratica si seguirà il volere del popolo britannico.