La nostra testata giornalistica, in occasione del 25 novembre – Giornata internazionale contro la violenza sulle donne – ha dedicato ampio spazio all’argomento (leggi qui) e in occasione di questa stessa data le Nazioni Unite hanno stilato un report su quelle che sono le città più pericolose al mondo per il genere femminile.
Premettiamo che i risultati dell’analisi si devono all’accurato lavoro svolto dalla Thomson Reuters foundation, l’organizzazione benefica di quella che è una delle più importanti agenzie di stampa al mondo.
Se la più sicura metropoli al mondo risulta essere Londra, al contrario il luogo più pericoloso in cui vivere per una donna è Il Cairo, in Egitto.
Dopo quest’ultima, seguono: Karachi (Pakistan), Kinshasa (Congo), Delhi (India), Lima (Perù), Città del Messico (Messico), Dacca (Bangladesh), Lagos (Nigeria), Jakarta (Indonesia) e Istanbul (Turchia).
Ovviamente per condurre un’indagine dotata di tutti i crismi necessari, servono parametri specifici e ben determinati. Ne sono stati presi in considerazione quattro, per la loro rilevanza: la violenza sessuale, l’assistenza sanitaria, usi e cultura, possibilità economiche. Hanno naturalmente inciso sulla classifica finale tutti quei luoghi del mondo in cui abbondano pratiche barbare come la mutilazione genitale femminile, il triste fenomeno delle spose bambine, e, più in generale i Paesi in cui la violenza è purtroppo considerata come una normale prassi.
Il metodo di indagine si è avvalso della seguente strategia: in ogni città sono stati selezionati 20 esperti del settore (operatori sanitari, legislatori, analisti, docenti) grazie a un database elaborato dalla Thomas Reuters foundation che ogni anno organizza la Trust conference, una conferenza, come spiega il nome stesso, che si occupa della promozione dei diritti umani. Ebbene, su 380 esperti contattati, 355 hanno risposto alle domande dell’inchiesta piuttosto agevolmente grazie ad un’ottima coordinazione tra le parti.
Il primato di Londra come città più sicura per le donne si deve a un’ottima assistenza sanitaria oltre che alle opportunità economiche che altrove mancano. Il Cairo, che è risultata essere la peggiore città tra tutte, deve fare quotidianamente i conti con matrimoni precoci che costituiscono un fattore importante alla violenza, le mutilazioni genitali considerate parte integrante della cultura del luogo, un’assistenza sanitaria pessima. Tutto questo va sommato al comportamento violento nei confronti delle donne che sostanzialmente non fa notizia e non genera indignazione da parte dei più.
Magra consolazione: il 2017 è stato dichiarato “Anno delle donne egiziane” da parte dell’attuale presidente dell’Egitto al-Sisi che ha parlato del ruolo importante delle donne in seno alla società e della necessità di tutelarne i diritti. Al contempo, il Consiglio nazionale per le donne egiziano, insieme alle Nazioni Unite, ha predisposto una strategia il cui scopo sarebbe quello di migliorare la qualità della vita delle egiziane entro il 2030.