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Le persone con sindrome di Down? Cattiva alimentazione, ma molto sport

Mangiano poco sano, non amano verdure, legumi, pesci né cibi integrali, ma praticano molta attività sportiva. Questa è l’istantanea sulle abitudini alimentari e stili di vita delle persone con sindrome di Down scattata dall’indagine realizzata dall’Associazione Italiana Persone Down (AIPD) su un campione di 149 persone con sindrome di Down tra i 15 ed i 40 anni provenienti da 22 sezioni AIPD dal nord al sud dell’Italia.

Lo studio rappresenta il primo passo del progetto dell’AIPD “Sani e Belli”, avviato nel giugno del 2016 e finanziato nell’ambito della legge 383/2000 dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che avrà una durata di 14 mesi e che è stato realizzato in collaborazione con l’unità operativa Malattie rare e quella di Medicina dello sport del Policlinico Gemelli di Roma.

Nel dettaglio dell’indagine possiamo osservare che il 98% degli intervistati afferma di mangiare pesce solo qualche volta contro il 33% che lo mangia spesso e il 14% che non lo mangia mai; i legumi e la verdura hanno lo stesso trend: per i legumi il 22% dichiara di non mangiarne mai, il 92% raramente, il 26% spesso. Le verdure, invece, non vengono mangiate mai dal 18,2% e qualche volta dal 29,5%, tutti i giorni dal 33% per quanto concerne quelle crude; le verdure cotte invece sono più ‘sfortunate’: il 46,9% degli intervistati le mangia qualche volta, il 24, 2% spesso ma il 18,7% mai. Per quanto riguarda gli alimenti preferiti, invece, la pizza risulta essere al primo posto, opzionata dal 91,9% % delle persone con sindrome Down coinvolte nello studio, seguita dalle patatine fritte (87,2%) e gelati e torte (84,5%).

Scopo di Sani e Belli, infatti, è quello di migliorare la qualità della vita delle persone con sindrome Down adolescenti e adulte, prestando particolare attenzione alla forma fisica. Proprio in virtù di ciò si costruirà un percorso educativo che sarà supportato anche dall’utilizzo di un app per monitorare i propri pasti in maniera tale da favorire una maggiore consapevolezza delle persone con sindrome Down.

Come ha spiegato la coordinatrice nazionale AIPD e responsabile del progetto Anna Contardi: «Le persone con sindrome di Down hanno un rischio maggiore di sovrappeso e obesità rispetto alla popolazione generale. Ciò è dovuto a fattori biologici quali, ad esempio, un basso metabolismo basale e una concentrazione di leptina non normale nel sangue. Tuttavia, le scelte alimentari non corrette e una scarsa attività fisica contribuiscono in maniera significativa all’aumento del rischio di sovrappeso e obesità, con conseguenze più gravi sulla loro salute e sulla qualità della vita rispetto alla popolazione generale».

Prossimo step dell’indagine sarà quello di allargare il campione considerato a tutte le persone con sindrome Down tra i 18 ed i 40 anni delle sezioni dell’AIPD, con l’obiettivo di raccogliere dei risultati maggiormente rappresentativi e confrontare il primo gruppo esaminato con i nuovi aderenti provenienti da territori diversi.

 

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Redazione