«Grazie all’uso dei materiali riciclati, è possibile chiudere almeno 100 cave e ridurre l’impatto ambientale complessivo: minor consumo di acqua, combustibili fossili, emissioni di gas serra. Dal Passante di Mestre alla pavimentazione di Merano, dall’autostrada dei Parchi a quella del Brennero, dall’interporto di Fiumicino al porto di La Spezia passando per l’aeroporto di Malpensa: sono numerosi gli esempi di successo di infrastrutture realizzate utilizzando materie prime recuperate e aggregati riciclati». Questo è quanto evidenzia il primo Rapporto dell’osservatorio Recycle sul riciclo nel settore dell’edilizia, presentato da Legambiente a Ecomondo 2015.
In Italia ogni anno vengono prodotti circa 45 milioni di tonnellate di rifiuti inerti; sul nostro territorio insistono 2.500 cave da inerti attive e tra le 15 mila abbandonate, la maggior parte sono ex cave di sabbia e ghiaia; nel complesso oltre il 62,5% di quanto viene cavato è composto da inerti. Ma ridurre il prelievo di materie prime e l’impatto delle cave sul paesaggio è possibile: attraverso il riutilizzo dei rifiuti aggregati e degli inerti provenienti dalle demolizioni si avvierebbe una nuova filiera green in grado di offrire nuovi posti di lavoro, valorizzare ricerca e innovazione, contribuire a ridurre le emissioni di gas di serra.
Scopo dell’osservatorio Recycle è quello di raccontare e approfondire l’innovazione già in atto nel settore della produzione di aggregati riciclati. Un processo che attualmente è spinto anche dalla Direttiva 2008/98/CE secondo la quale entro il 2020 si dovrebbe raggiungere l’obiettivo del 70% dei materiali recuperati da cantieri di costruzioni e demolizioni, utilizzati nel mondo dell’edilizia.
«Oggi non esistono più motivi tecnici, prestazionali o economici per non utilizzare materiali provenienti da riciclo nelle costruzioni», evidenzia Edoardo Zanchini, responsabile scientifico per Legambiente. «Le esperienze raccontate in questo Rapporto descrivono cantieri e capitolati dove queste innovazioni sono già state portate avanti. Dimostra che i materiali da riciclo e recupero di aggregati possono essere assolutamente competitivi sia sul piano tecnico che su quello economico».
Allo stato attuale nel nostro Paese siamo al 10% del riciclo di questi materiali, anche se vi sono svariate differenze da regione a regione. Molto lontani quindi dai livelli raggiunti dall’Olanda, che utilizza per il 90% materiali di recupero, del Belgio (87%) e della Germania (86,3%). Pertanto, in Italia affinchè ci siano meno ostacoli all’utilizzo degli scarti dell’edilizia bisognerebbe aggiornare i capitolati, che attualmente impediscono l’obbligo di utilizzare materiali provenienti dal riciclo e inoltre servirebbe il riordino e il rispetto della Direttiva 2008/98/CE.