Ricordate quando a scuola studiavamo l’estinzione dei dinosauri?
Beh, nel 2017 ci troviamo di fronte allo stesso problema: l’estinzione, questa volta dei leoni. Un fenomeno di cui dobbiamo ancora preoccuparci, che continua ad accentuarsi sempre di più e che è necessario guardare da vicino perché rappresenta una delle problematiche che affliggono il nostro bellissimo pianeta e che – ahimè – non vengono prese con la dovuta importanza.
Questa breve riflessione è utile ad introdurre il progetto di cui vogliamo parlarvi, intitolato Tracking Extinction Lions- Kgalagadi Wilderness, e promosso dalla giornalista ambientale free lance Elisabetta Corrà e dal fotografo professionista esperto in fotografia naturalistica Davide Cisterna, attraverso la piattaforma Produzioni dal Basso. I due reporter hanno messo in piedi tale iniziativa per poter raccontare in prima persona cosa stia succedendo nelle vaste aree naturali del mondo animale nel Kgalagadi (un’area naturale protetta al confine fra Namibia, Botswana e Sudafrica), scegliendo quindi di fare un giornalismo documentato scrupolosamente, moralmente libero e sperimentale.
Elisabetta Corrà e Davide Cisterna partiranno l’8 luglio 2018 per recarsi presso Kgalagadi Wilderness.
Il parco Kgalagadi è nato nel 2000 dall’unione tra il Gemsbok National Park (Botswana), che dal 1931 è un parco nazionale, e il vicino Kalahari Gemsbok National Park (Sud Africa). Il nuovo parco conta 37 mila km di paesaggi semi-desertici e di bellissime dune rosse, e costituisce ufficialmente il primo parco transfrontaliero dell’Africa avente una superficie di circa 3,6 milioni di ettari. L’area appartiene allo Okavango-Hwange Ecosystem: un enorme habitat che ricorda molto il paesaggio incontaminato.
Questo è il motivo principale per cui è nato questo progetto: Elisabetta Corrà e Davide Cisterna vogliono “navigare” in queste aree, per poter dare la stessa importanza che i mass media danno alle altre zone dell’Africa, come ad esempio al Masai Mara o al Serengeti.
The Tracking Extinction Lions vuole far conoscere attraverso i racconti di Elisabetta Corrà e le foto di Davide Cisterna, la magia del Kgalagadi dove d’improvviso le lancette si fermano in un mondo parallelo a quello moderno. E si fermeranno anche per i famosi animali del Kgalagadi, visto che tra un secolo con la quadruplicazione della popolazione africana i mammiferi più grandi – come elefanti e leoni – non avranno vita lunga. Il Kgalagadi ha un inverosimile bacino di biodiversità, sia a livello di flora che di fauna, con le fantastiche dune rosse e il paesaggio arido che lasciano comunque un ambiente vivo, così come le condizioni climatiche difficili costituiscono l’habitat perfetto per i grandi predatori, grandi rapaci, iene, sciacalli, leopardi, ghepardi e leoni. Quest’ultimi, con la loro particolare criniera nera, sono il simbolo del Kgalagadi, ma ne sono rimasti circa 100. Prima il loro habitat era esteso anche nelle pianure interne del Sudafrica e ad Occidente nel Great Eastern Escapement, ma la continua presenza di cacciatori di varie nazionalità ha negli anni portato quasi all’estinzione di questi maestosi animali.
Il famoso membro dello Zoological Society, curatore di paleontologia al Natural History Museum di Londra e biogeografo Richard Lyddeker, nel 1908 affermò che nella colonia del Capo in Sudafrica, ci fossero dei leoni maschi con delle criniere “enormemente lunghe, folte e nere” e un grande amico del biogeografo, il naturalista F. Vaughan Kirby, scrisse che il loro ruggito era “il suono più sublime di quelli udibili in natura”. Ma ai giorni nostri, purtroppo, quel bellissimo ruggito ha iniziato ad affievolirsi.
Oggi ci sono, come già detto, all’incirca 100 esemplari che discendono dai leoni del Capo e che bisogna salvaguardare perché sono un bacino genetico molto utile per il futuro del Kgalagadi.
Il progetto Tracking Extinction Lions è un’avventura vera e propria che i nostri due professionisti faranno, affrontando pericoli e insidie all’interno del Botwsana, passando nel Nossob River, entrando nel deserto del Kalahari dove andranno a scovare le ultime zone abitate dai leoni del Capo in Sudafrica.
Tutto questo a circa 265 km di macchina da Upington e a 2 ore di volo da Johannesburg tra temperature altissime di giorno ed escursioni termiche di notte. Con Elisabetta Corrà e Davide Cisterna ci saranno: un GPS e dei taccuini di caccia degli esploratori inglesi della Regina Vittoria, per far sì che questa bellissima e unica specie di leoni non vada persa per sempre, visto che già dai primi del ‘900 ad oggi la popolazione felina dalla criniera nera, è crollata del 43%.
Immaginate questa immensità ancora selvaggia e provate a fantasticare di essere lì, in mezzo a quelle dune sabbiose o addirittura fingendovi per un attimo leoni a vostra volta. O semplicemente provate a pensare all’entusiasmo di vostro figlio mentre guardando il Re Leone osserva estasiato il piccolo Simba che canta Hakuna Matata con il suo amico facocero. Ecco, a questo punto è giusto ricordare che proteggere la natura è un nostro dovere da cittadini nel mondo.
di Roberta De Nardis