Paura, macerie, danni alle abitazioni e alle aziende, economia locale in ginocchio. Questa la foto del Centro Italia dopo il devastante terremoto che dal 24 agosto 2016 ha tenuto in pugno migliaia di persone. Un pugno che però allenta la stretta di fronte alla volontà delle persone di ricominciare nonostante le difficoltà, anche quando questo vuol dire ripartire da zero. Se poi è vero – come è vero – che l’Italia è un Paese solidale, le possibilità di ricominciare davvero aumentano.
Cesvi e Coldiretti – che da mesi lavorano in stretta collaborazione – hanno ad esempio monitorato per diverso tempo il capitombolo economico di Amatrice e Leonessa, le cui storie si sono sempre basate sull’allevamento e sull’agricoltura.
Milena Paglia, project manager di Cesvi, ha reso noti i risultati concreti ottenuti dopo mesi di duro lavoro: «Dopo la mappatura dei bisogni, abbiamo redatto una lista dei beneficiari e nelle scorse settimane abbiamo iniziato a distribuire i materiali, fornendo attrezzi di lavoro a 11 aziende agricole, oltre a 4 impianti di mungitura fissa, 9 frigoriferi per il latte e 4 carrelli mungitori».
Non per niente, nelle due località colpite dal terremoto manca praticamente tutto, o quasi, perché si ricominci a produrre e iniziative di questo tipo non generano semplice speranza, rimettono in moto un meccanismo che può dare solo buoni frutti. I fondi di Cesvi e Coldiretti non si sono certamente autogenerati, ma vengono da privati, cittadini, aziende e dall’onnipresente Istituto italiano della donazione. Attraverso la sinergia di tutti questi attori è stato possibile mettere in moto un meccanismo che continuerà, perché non appena il clima sarà più clemente verranno installate delle tensostrutture dalla Regione Lazio che renderanno i macchinari operativi.
Un segnale di presenza e solidarietà, perché, come afferma Milena Paglia, «è importante per la popolazione locale sapere che c’è chi vuole dare loro una mano per ripartire, perché il senso di abbandono è presente, e qualsiasi iniziativa di aiuto sia morale che pratico è ben accetta».