Ieri abbiamo dato conto della presentazione del Living Planet Report 2016: Rischio e resilienza in una nuova era. Si tratta dell’undicesima edizione del Rapporto, una pubblicazione biennale curata dal WWF.
Evocativo il sottotitolo: “I semi per un buon Antropocene”. Ma che cos’è l’Antropocene? Il termine indica l’attuale epoca geologica, fortemente caratterizzata dall’attività umana e dalla modifiche che questa ha apportato agli equilibri del Pianeta.
Secondo il WWF “il Pianeta sta entrando in un territorio finora completamente inesplorato, in cui l’umanità sta trasformando letteralmente la Terra e andando verso una possibile sesta estinzione di massa”. Espressione drammatica, per fortuna smentita dagli stessi contenuti dello studio che non escludono affatto la possibilità di invertire la tendenza, a condizione che si facciano scelte coerenti e radicali.
La direzione è già stata tracciata da Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, approvata da tutti i Paesi del mondo in sede Onu nel 2015, con l’indicazione di 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e 169 target.
La seconda parte del Rapporto si sofferma proprio sulle condizioni necessarie per governare la transizione da un cattivo a un buon Antropocene. La prima sfida consiste nel “preservare la natura in tutte le sue molteplici forme e funzioni e creare in un pianeta con risorse limitate un’ambiente abitativo adeguato per le persone”. Da questa scelta di fondo derivano, in primo luogo, le opzioni a favore di fonti sostenibili di energia rinnovabile e verso sistemi alimentari resilienti.
Di seguito un estratto del Rapporto, il cui testo integrale può essere consultato alla pagina web.
UN PIANETA RESILIENTE PER LA NATURA E LE PERSONE
Il XXI secolo presenta all’umanità una doppia sfida: preservare la natura in tutte le sue molteplici forme e funzioni e creare in un pianeta con risorse limitate un’ambiente abitativo adeguato per le persone. Gli obiettivi delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile (Agenda 2030 Onu) puntano ad unire le dimensioni economiche, sociali ed ecologiche necessarie a sostenere la società umana attraverso l’Antropocene. Queste dimensioni sono tutte interconnesse e devono quindi essere affrontate in modo integrato. Inoltre, un’intesa di base deve modellare le strategie di sviluppo, i modelli economici, i modelli di impresa e le scelte di vita: abbiamo un solo pianeta ed il suo capitale naturale è limitato. (…)
L’idea alla base di scelte operative migliori è quella di creare una situazione in cui cibo, energia, ed acqua siano disponibili per tutti, la biodiversità mantenuta, e l’integrità e la resilienza degli ecosistemi garantite. Gli ecosistemi resilienti sarebbero in grado di assorbire e recuperare traumi e disturbi, di mantenere la funzionalità ed i servizi adattandosi alle interruzioni, e di trasformarsi positivamente in caso di necessità.
Transizione del sistema economico globale
Come possiamo definire ciò che costituisce una scelta migliore? Un pensiero sistemico può aiutarci a capire le cause alla base dello sviluppo insostenibile. Una volta che gli schemi, le strutture sistemiche e i modelli mentali che danno forma agli aspetti distruttivi dell’attività umana sono identificati e analizzati, i punti su cui fare leva sono più facili da percepire. Tali punti in un sistema sono quelli in cui una data quantità di cambiamento può comportare l’impatto maggiore possibile. Rispetto alla sostenibilità, tali punti includono comunemente gli sforzi di pianificazione governativi ed aziendali, l’innovazione tecnologica, i negoziati per gli accordi commerciali, e l’influenza delle grandi organizzazioni sociali.
Cambiare il sistema economico globale comporterebbe una trasformazione in cui lo sviluppo umano sia disaccoppiato dal degrado ambientale e dall’esclusione sociale. Perché ciò avvenga, bisogna fare in modo che una serie di cambiamenti significativi – sia incrementali che radicali – abbia luogo nei settori della protezione del capitale naturale, della governance, dei flussi finanziari, dei mercati, e dei sistemi energetici e alimentari.
Preservare il capitale naturale
Per proteggere adeguatamente il capitale naturale, le risorse devono essere usate in modo sostenibile, e la rete globale di aree protette deve essere ampliata. Affinché la gestione delle aree protette sia efficace servono dei meccanismi di finanziamento adeguati.
Governo equo delle risorse
I riferimenti giuridici e politici debbono sostenere un equo accesso a cibo, acqua ed energia, e stimolare processi globali per la gestione sostenibile dell’uso del territorio e del mare. Questo richiede anche una definizione evoluta di benessere e successo che includa la salute personale, sociale ed ambientale. Il processo decisionale deve considerare le generazioni future, nonché il valore funzionale della natura.
Reindirizzare i flussi finanziari
Avere dei flussi finanziari sostenibili che supportino la conservazione e la gestione sostenibile degli ecosistemi è una condizione operativa essenziale sia per la conservazione del capitale naturale che per la promozione di mercati resilienti e sostenibili. Eppure, molte istituzioni finanziarie continuano a investire sostanzialmente in attività dannose e non sostenibili, come l’estrazione di carbone, l’agricoltura eco-distruttiva e la trivellazione petrolifera.
Mercati resilienti per produzione e consumo
Produrre meglio e consumare in maniera più saggia sono gli aspetti chiave per creare mercati resilienti che operino all’interno dello spazio operativo di sicurezza del nostro pianeta, salvaguardino le nostre ricchezze naturali, e contribuiscano al nostro benessere economico e sociale. La gestione sostenibile delle risorse e l’inserimento dei costi reali di produzione nei valori delle filiere produttive rappresentano in questo ambito le scelte migliori.
Trasformazione dei sistemi energetici ed alimentari
Cambiare la direzione del nostro percorso verso la sostenibilità richiede cambiamenti fondamentali in due sistemi importanti: quello dell’energia e quello del cibo. Le attuali strutture e i comportamenti all’interno di questi due sistemi hanno un enorme impatto su biodiversità, resilienza degli ecosistemi e benessere umano.
Verso fonti sostenibili di energia rinnovabile
Visto che l’utilizzo dei combustibili fossili rappresenta il maggiore responsabile dei cambiamenti climatici, sarebbe meglio lasciare la stragrande maggioranza dei combustibili fossili nel sottosuolo. Fortunatamente, le alternative basate sulle fonti di energia rinnovabili stanno diventando sempre più competitive. Si prevede che un ulteriore sviluppo di innovazioni basate sulle energie rinnovabili e la loro rapida e diffusa adozione possano ridurre i rischi climatici, e nel contempo migliorare la salute umana, dare impulso alle nostre economie e creare posti di lavoro che sostituiscano quelli persi nelle industrie incentrate sui fossili. Mentre la transizione globale verso fonti di energia rinnovabili e sostenibili, come l’eolico e il solare, rimane un compito immenso, molti paesi sono già impegnati a trasformare i loro sistemi di fornitura di energia tradizionali.
Verso sistemi alimentari resilienti
La produzione di cibo è una delle cause primarie di perdita di biodiversità, attraverso il degrado degli habitat, il sovrasfruttamento delle specie, come ad esempio nella pesca eccessiva, l’inquinamento e la perdita di terreno fertile. Essa è anche una forza primaria che sta dietro il superamento dei confini planetari per i cicli dell’azoto e del fosforo, per il cambiamento climatico, per l’integrità della biosfera, per la modifica del sistema suolo e l’utilizzo di acqua dolce. Anche se i suoi impatti ambientali sono immensi, il sistema alimentare attuale è destinato ad espandersi rapidamente per tenere il passo con gli aumenti previsti della popolazione, della ricchezza e del consumo di proteine animali.
La transizione verso un sistema alimentare adattivo e resiliente che fornisca cibo nutriente per tutti entro i confini di un singolo pianeta è un obiettivo arduo ma indispensabile. Diverse strutture all’interno dell’attuale sistema alimentare globale industrializzato rafforzano lo status quo, e includono i sussidi agricoli, i programmi di ricerca governativi e l’utilizzo di metriche che non considerano gli impatti ambientali, sociali, etici e culturali dei costi di produzione. Imperfette come sono, queste stesse strutture rappresentano anche punti su cui far leva per un cambiamento.
La produzione agricola è fortemente influenzata dalle scelte di consumo, dagli stili di vita, dagli sprechi e dalla distribuzione. Quindi, se è vero che la riduzione dell’impatto ambientale dell’agricoltura e degli sprechi lungo la catena alimentare sarà fondamentale per soddisfare le esigenze future, anche la riduzione dell’impronta del consumo di cibo potrà dare un significativo contributo.
L’ottimizzazione della produttività ottenuta diversificando le aziende e l’uso dei terreni agricoli, incrementando la biodiversità e stimolando interazioni tra le diverse specie coinvolte possono essere parte di strategie globali per costruire ecosistemi agricoli sani, mezzi di sussistenza sicuri, proteggere i sistemi naturali e preservare la biodiversità. La coltivazione diversificata è applicabile a tutti i tipi di agricoltura, compresa quella industriale altamente specializzata e l’agricoltura di sussistenza.
Altri partecipanti nella catena di approvvigionamento alimentare, in aggiunta agli agricoltori, possono contribuire a definire e promuovere pratiche agricole sostenibili al livello del territorio. Ad esempio, i rivenditori possono influenzare le pratiche di produzione su scala territoriale e – attraverso i prezzi – possono avvisare i consumatori sui costi ambientali della produzione, spostando così la domanda verso i prodotti sostenibili.
Le aziende potrebbero incoraggiare nella catena di approvvigionamento la diversificazione su scala territoriale in quanto essa ridurrà la variabilità nei rifornimenti e migliorerà il recupero in caso di crisi, rendendo i propri interessi commerciali più resilienti al rischio. Inoltre, i paesaggi che integrano i sistemi di coltura, l’allevamento e l’utilizzo forestale con le aree naturali sperimentano una fornitura di servizi ecosistemici, come l’impollinazione delle colture ed il controllo dei parassiti da parte dei loro nemici naturali, più alta e più resiliente.