Apprendere la matematica, ma anche le scienze, la storia e l’arte a contatto con la natura. E’ quanto fanno gli studenti della scuola elementare Los Cerritos di Long Beach (California) che, grazie all’intuito e alla sensibilità delle loro insegnanti, trascorrono diverse ore in orti scolastici realizzati e curati appositamente per consentire loro di apprendere “sul campo” nozioni che solitamente si imparano seduti sui banchi.
I piccoli studenti californiani hanno, infatti, a loro disposizione un orto di 4.500 metri quadri, 22 aiuole coltivate, oltre 35 specie vegetali diverse, un piccolo frutteto e alcune piante autoctone. Ciò rende la scuola una buona prassi anche rispetto agli altri istituiti americani che possiedono piccoli orti.
Ed è proprio dedicando cura e attenzione alle piante, alla frutta e agli ortaggi che gli alunni di Long Beach imparano a fare i calcoli, misurando il concime, il quantitativo d’acqua ma anche gli stessi frutti coltivati.
Il progetto, nato nel 2000 per volontà di Dianne Swanson, una maestra dell’asilo che iniziò la sua avventura con quattro aiuole, è stato sposato qualche anno dopo da Delaine Eastin, sovrintendente all’istruzione della California, che aveva suggerito a ogni scuola di averne uno.
«Gli alunni imparano quanto concime serve al terreno, fanno assaggi a campione sulla frutta e la verdura e trascrivono i risultati su grafici a barre o diagrammi», spiega la maestra Swanson. «Raccolgono anche dati sulla lunghezza dei lombrichi».
Ma nell’orto non si apprende solo la matematica.«Ho dedicato qualche lezione ai nativi americani e ai coloni», aggiunge. «Abbiamo seminato le colture che usavano per tingere. Abbiamo coltivato il grano, l’abbiamo raccolto e trebbiato. Abbiamo fatto tutto a mano».
I bambini, anche con l’ausilio dell’insegnante Jessica Brimley, che tiene lezioni nell’orto quattro giorni alla settimana, traggono anche benefici dall’iniziativa stando all’aria aperta, imparando la cura dell’ambiente e della natura e privilegiando un’alimentazione sana e corretta. Il progetto ha, inoltre, messo in luce la capacità di attrarre l’attenzione anche dei bambini più pigri o meno studiosi che, vivendo in prima persona le esperienze, sono maggiormente coinvolti e stimolati.
Ma l’iniziativa californiana ha anche un valore aggiunto. Il ricavato della raccolta, infatti, viene distribuito alle famiglie più bisognose e condiviso con una comunità all’interno di un programma agricolo. I bambini imparano così a vivere meglio aiutando gli altri.