Insieme al Rei (Reddito di inclusione) nel corso del 2018 sono previste anche delle novità che riguarderanno le fasce più bisognose che si trovano ad affrontare condizioni di povertà estrema, come ad esempio le persone senza dimora che Italia sono oltre 50.000.
Saranno infatti erogati 20 milioni di euro all’anno per provare a dare una risposta concreta a questo tipo di realtà e i soldi arriveranno dal Fondo povertà. Si tratta di una misura che, come spiega in nota la fio.PSD, «rappresenta un grande traguardo conquistato con anni di impegno e lavoro condiviso con Alleanza contro la povertà e con il governo».
Una risorsa, come spiega in una nota la stessa fio.PSD, «che è un sostegno concreto per provare a percorrere la strada del proprio riscatto e del reinserimento nella società».
Ai 20 milioni bisogna inoltre aggiungere i 50 milioni di euro che per due anni Comuni e Regioni riceveranno dal Ministero a cominciare dal settembre prossimo e tese a sostenere iniziative innovative rivolte alle persone senza dimora. Pertanto saranno incoraggiati progetti di housing first e housing led così come politiche abitative che manifestino il loro punto di forza nelle modalità di accoglienza, convivenza e incontro tra persone. Passaggi fondamentali, questi, che siano in grado di ricollocare al centro la persona in quanto tale e i suoi diritti.
Cristina Avonto, presidente di fio.PSD, ha osservato: «Da anni abbiamo trovato nel ministero del Lavoro e delle Politiche sociali un interlocutore attento e fattivo. Le persone senza dimora sono lontane dallo stereotipo con cui spesso vengono rappresentate, sono persone che vivono una condizione drammatica ed estrema di povertà, sono le persone che in un attimo si trovano fuori da tutto, fuori dal circuito dei diritti e dalle relazioni. Fino ad oggi quello che sembra rimanere per loro, pensando che basti, è un pasto caldo e un posto letto in qualche struttura. Dare un sostegno economico significa invece dare loro riconoscimento e dignità. Significa dare loro un’opportunità per rialzarsi. Se si rafforzano i servizi, se li si pensa in termini innovativi, se si inizia a fare una presa in carico seria e personalizzata, allora si è in grado di creare le condizioni di un effettivo percorso di dignità, le persone smettono di essere “gli scarti” della nostra società per tornare ad essere cittadini».