È di nuovo emergenza acqua ad Aleppo e l’Unicef rilancia l’allarme: «Oltre 100.000 bambini sono stati costretti a bere acqua da fonti non sicure, o da fori superficiali nelle tubature, da pozze d’acqua fuoriuscita da tubi rotti». Come infatti sappiamo, nei giorni scorsi i continui bombardamenti hanno gravemente danneggiato le stazioni di pompaggio dell’acqua che dissetavano 250.000 persone nella parte orientale della città.
Hanaa Singer è la rappresentante Unicef in Siria e ha ribadito un concetto che nel corso dei 5 anni del conflitto è stato espresso da più parti e da persone diverse. La referente dell’Organizzazione ha ricordato: «Privare i bambini di acqua pulita li espone al rischio di epidemie di malattie legate all’acqua e si aggiunge alla sofferenza, alla paura e all’orrore che i bambini ad Aleppo vivono giorno dopo giorno».
L’Unicef, per l’ennesima volta, sta provvedendo a riparare i danni causati dalle bombe e tuttavia si tratta di una situazione molto complessa perché l’accesso in determinate zone di Aleppo è praticamente impossibile per via delle incontenibili esplosioni.
Una sete difficile da placare se non viene concesso agli operatori umanitari di provvedere immediatamente e non a distanza di giorni, quando ormai migliaia di persone disperate si sono già abbeverate presso acque contaminate facilitando in questo modo l’inizio delle epidemie che pesano su una situazione già di per sé insostenibile.
Al problema della sete si aggiunge quello della fame. Qualche giorno fa Rajia Sharhan, nutrizionista Unicef, dopo essere riuscita ad entrare a Madaya – rimasta inaccessibile per 5 mesi – ha dichiarato: «Sono stata lì a gennaio, i bambini erano affamati e nonostante i nostri frenetici sforzi abbiamo visto morire proprio sotto ai nostri occhi un giovane uomo. Nei mesi successivi sono ritornata quando è stato possibile accedere. Ma questa volta non so cosa possiamo trovare».