Guerre e ancora guerre, con lo strascico inevitabile di vittime, continuano a seminare il panico in così tanti Paesi del mondo che, purtroppo, spesso vengono dimenticati o abbandonati al loro destino. Un po’ quello che sta accadendo nel Mali che, ricordiamo, è uno degli Stai più poveri dell’Africa. Qui, le guerre degli ultimi anni innescate dai gruppi islamisti contro la popolazione hanno lasciato un’eredità fatta di niente o poco più: una siccità contro la quale non si è potuto adeguatamente combattere, agricoltura e allevamento in ginocchio, grave carenza di cibo. Le vittime di tali abomini, come sempre, sono per primi i bambini che nel Mali soffrono di malnutrizione. Si stima che dei 180.000 casi più gravi solo il 17% ha avuto accesso alle cure. Percentuale che sarebbe stata ancora più bassa se organizzazioni umanitarie, come in questo specifico caso la COOPI, non fosse intervenuta con il proprio programma di assistenza e cura.
Se infatti la malnutrizione acuta non viene curata entro i primi 2 anni di vita, c’è una probabilità altissima di andare incontro a problemi irreversibili per quanto concerne lo sviluppo psico-fisico dei bambini. L’ong COOPI questo lo sa benissimo e non a caso negli ultimi 4 anni è riuscita nell’impresa di salvare la vita di oltre 18.000 bambini, in età compresa tra i 6 mesi e i 5 anni. A sostegno del lavoro dell’organizzazione è stata promossa la campagna #lasuasperanza siamo noi alla quale sarà possibile aderire fino al 5 febbraio attraverso sms e chiamate al numero 45528.
Massimo Salvadori, che opera nell’area manager di COOPI per il Mali, spiega come ad oggi la sua sia l’unica ong italiana che opera contro la malnutrizione materno-infantile nel distretto di Segou.
I fondi raccolti dalla campagna che è stata lanciata serviranno ad assicurare la presenza nei vari villaggi di 1.120 referenti locali, persone che hanno studiato per sensibilizzare le famiglie su un’alimentazione corretta e sul rispetto delle regole igienico-sanitarie.