«Io ormai da 23 anni vado in pochino nelle scuole di tutta Italia per portare avanti quella che era l’idea fondamentale del pensiero di Giovanni. Cioè quello che lui ci diceva nelle nostre pause, quando veniva a cena a casa e parlando con i ragazzi, quando gli chiedevano come e quando si sconfiggerà la mafia, diceva si sconfiggerà quando cambierà la società. Non diceva quando arrestiamo tutti, quando li prendiamo tutti, ma quando cambierà la società. Ecco il motivo per il quale ho cercato di portare avanti quello che Giovanni ha sempre detto e la sua idea era proprio questa. Ho cercato di farla camminare sulle mie gambe. Andare nelle scuole e dire quanto sia importante la loro partecipazione, la loro maturazione soprattutto nel campo di quelli che sono i valori essenziali del cittadino».
Con queste parole la professoressa Maria Falcone, sorella del noto giudice Giovanni, ucciso in un attentato mafioso il 23 maggio del 1992 a Capaci (Palermo), ha riassunto l’impegno portato avanti da oltre 20 anni nelle scuole italiane per promuovere la cultura della legalità nella società, attraverso la Fondazione Giovanni e Francesca Falcone.
Madrina del Progetto Educals promosso nella città di Montesilvano (Pescara), Maria Falcone ha recentemente incontrato gli studenti abruzzesi coinvolti nel progetto. In quell’occasione la professoressa ha rilasciato la seguente intervista al portale Felicità Pubblica.
Professore Maria Falcone, lei madrina del Premio Educals che le è stato conferito nel 2010. Da allora si è instaurato un rapporto con la città di Montesilvano che nel 2012 le ha conferito anche la cittadinanza onoraria. Cosa rappresenta per lei il Progetto Educals?
Beh rappresenta una parte del mio lavoro. Perché io vado nelle scuole di tutte le città d’Italia per parlare di educazione alla legalità e il progetto educals va proprio in questa direzione. Quindi mi sono legata agli organizzatori perché so con quanta attenzione portano avanti questo lavoro nelle scuole di Montesilvano.
Crede che questo progetto possa essere replicato in altre città d’Italia?
Va bene per tutte le città. L’importante, come diceva Giovanni, è che si combatta la mafia dando ai ragazzi quelli che sono i principi fondamentali per un buon cittadino. Cioè credere in quelli che sono i valori come la democrazia, la libertà e la giustizia.
Da oltre 20 anni, attraverso la Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, cercate di sensibilizzare soprattutto le nuove generazioni alla cultura della legalità. In questi anni avete notato dei segnali positivi in termini di cambiamento della mentalità?
Io devo dire che ho notato un’attenzione sempre maggiore un po’ in tutte le parti d’Italia. Sicuramente al Sud e a Palermo in particolare l’attività costante ha risvegliato molte coscienze ma non possiamo ancora dire di aver vinto.
C’è quindi ancora un sogno nel cassetto per Maria Falcone?
Sì. Il sogno nel cassetto resta sempre là, cioè quello di creare una società diversa che sappia ribellarsi a quella che è l’omertà, ma soprattutto a quella che è l’indifferenza.
Ci sono tanti fattori che concorrono al raggiungimento della felicità pubblica. Qual è, secondo lei, quello che proprio non può mancare?
L’amore per il proprio Stato. L’amore per la patria che portò Giovanni a quel sacrificio che tutti noi conosciamo.
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