In Svezia è stato progettato un sistema che, sfruttando le radiazioni solari, punta a liberare gli oceani dalla presenza delle microplastiche.
Il progetto ha il nome CLAIM (Cleaning Litter by Developing and Applying Innovative Methods in European Sea) e porterà grandi vantaggi per i nostri oceani.
Lo studio e la sua realizzazione pratica sono stati finanziati dall’Onu presso il KHT Royal Institute of Tecnology di Stoccolma; Il focus delle ricerche era risolvere con tempestività la decontaminazione delle acque, eliminando il più possibile le microplastiche, problema assillante a cui tutto il mondo (e in particolare l’Unione Europea) sta cercando di porre rimedio.
Precisamente, secondo i dati diffusi dall’Onu, ogni chilometro quadrato di oceano contiene circa 63.000 frammenti plastici che, oltre a contaminare l’ambiente, vengono ingeriti dai pesci, entrando a far parte, purtroppo, della loro alimentazione.
Va specificato che da tempo si sapeva che la luce solare può velocizzare il processo di smaltimento delle microplastiche con il fenomeno dell’ossidazione fotocatalica, ma era un sistema lento e non sufficiente.
Partendo però da questo, gli scienziati svedesi hanno trovato un modo per accelerare il processo: hanno infatti studiato una nuova membrana fotocatalitica da aggiungere ai sistemi filtranti delle acque reflue. La particolarità è quella di essere una membrana costituita da nanofili rivestiti di un materiale semiconduttore che può quindi assorbire la luce visibile e utilizzarla per “distruggere” le particelle di plastica. A voler essere maggiormente precisi, si tratta dell’evoluzione dell’ossidazione fotocatalitica, dal momento che grazie alle membrane i materiali inquinanti e le microplastiche vengono trattenuti e ci pensa poi la luce del sole ad attivare il fotocatalizzatore. Ma il procedimento è stato notevolmente implementato.
Non molto semplice per i profani, ma se gli studiosi hanno dimostrato che il metodo funziona siamo certi che porterà grandi benefici al nostro pianeta.