Secondo l’Istat, per il trimestre 2015, l’occupazione femminile torna ai suoi massimi: la percentuale si attesta al 50,9%, valore storicamente raggiunto solo due volte e mai superato. Tuttavia tale incremento riguarda in modo particolare le over 54, per effetto della riforma delle pensioni.
Statisticamente questo significa che oggi, nel nostro Paese, una donna su due lavora per quanto però si sia ancora molto lontani dai parametri europei riguardanti la fascia d’età 20-64.
Sono infatti le più giovani a soffrire maggiormente: discesa libera per le donne fra i 25 e i 34 anni il cui tasso di occupazione è al 50,8%.
Se da un lato, per l’appunto, le over 54 hanno ormai toccato la cifra di 1,5 milioni – quasi mezzo milione in più dal 2011 in epoca precedente alla riforma pensionistica -, dall’altro la fascia d’età compresa tra i 25 e i 34 anni ha subito un brusco calo oggi fermo a 1,730 milioni.
Piccola ripresa di quote rosa dunque, ma solo per le over 54 per un effetto fisiologico dovuto alla riforma pensionistica.
Grave la situazione presso la fascia d’età più giovane, lontanissima dalle quote toccate dagli altri paesi europei, e vittoria “monca” per le over 54 anch’esse molto distanti dai parametri di crescita delle altre nazioni. Per quanto riguarda gli uomini, l’occupazione è al 70,5% tra i 20 e i 64 anni: un piccolo recupero dopo l’impennata in basso registrata in piena recessione.
Il tasso complessivo, in conclusione, si è attualmente stabilito intorno al 60,6%. Percentuale davvero lontanissima dagli obiettivi della Strategia Europea per il 2020 che prefigurava tutt’altra realtà: arrivare a un tasso complessivo occupazionale pari al 75%.