Amnesty International non fa sconti a nessuno e pubblica un rapporto intitolato “La rete oscura della collusione in Libia” (qui il documento) nel quale elenca le complicità e le collusioni dei governi europei riguardo le sistematiche violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti rimasti in Libia. Secondo l’Ong la cooperazione dei governi dell’Unione Europea con le autorità libiche, comprese le guardie costiere, ha consentito le terribili condizioni che i migranti stanno affrontando nel Paese africano.
Infatti si legge nel rapporto che «i governi europei sono consapevolmente complici della tortura e degli abusi su decine di migliaia di rifugiati e migranti detenuti in Libia» ma in particolare Amnesty critica l’Italia per l’attuazione di una serie di misure e di accordi volti a chiudere la rotta migratoria attraverso la Libia e attraverso il Mediterraneo centrale con «poca attenzione per le conseguenze per coloro che sono intrappolati all’interno dei confini della Libia, dove non vige alcuna legge».
Ma non è tutto: l’Organizzazione punta il dito contro i governi europei per il sostegno e il supporto tecnico dati al Dipartimento libico per la lotta alla migrazione illegale che gestisce i centri di detenzione dove, nella maggior parte dei casi, rifugiati e migranti vengono detenuti illegalmente, sottoposti a torture e altre violazioni dei diritti umani.
Nel mese di settembre, anche l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ràad al-Hussein, aveva denunciato «gli orribili abusi che i migranti affrontano dopo essere stati intercettati in mare e riportati Libia. Le uccisioni extra-giudiziarie, la schiavitù, la tortura, lo stupro, la tratta di esseri umani e la fame sono solo alcuni degli abusi denunciati e subiti dai migranti nei centri di detenzione sia ufficiali che informali».
Infine il direttore europeo di Amnesty International, John Dalhuisen ha concluso che i governi europei stanno mostrando davvero poco riguardo per la sofferenza che causa la chiusura della rotta del Mediterraneo e chiosa: «I governi europei devono ripensare la cooperazione con la Libia in materia d’immigrazione e consentire l’ingresso in Europa attraverso percorsi legali, anche attraverso il reinsediamento di decine di migliaia di rifugiati. Essi devono insistere che le autorità libiche pongano fine all’arresto e alla detenzione di natura arbitraria di rifugiati e migranti, rilascino tutti i cittadini stranieri che si trovano nei centri di detenzione e consentano piena operatività all’Alto commissariato Onu per i rifugiati».
Non a caso proprio l’Unhcr ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale affinché sia possibile reinsediare 1300 migranti entro la fine di marzo 2018.