Dieci milioni di persone soffrono la fame a causa di un fenomeno atmosferico chiamato “El Niño”, letteralmente “il bambino”, che però contrariamente a quanto evocato dal suo nome, sta letteralmente flagellando diversi territori in tutto il mondo. Si tratta di un fenomeno climatico che accade ogni 7-8 anni e che partendo dall’oceano Pacifico, porta condizioni climatiche estreme in diverse parti del mondo, da forti precipitazioni in Sud America a siccità in Australia, sud est Asiatico e sud Africa.
“El Niño” rischia nel 2015 di raggiungere una potenza da record, aumentando le oltre 10 milioni di persone che già soffrono la fame nel mondo. Il grido d’allarme arriva dall’organizzazione Oxfam che ha pubblicato il rapporto “Entering Uncharted Waters: El Niño and the threat to food security” (Entrare in acque inesplorate: El Niño e la minaccia per la sicurezza alimentare).
Secondo le previsioni dovrebbe raggiungere il picco tra ottobre e gennaio 2016 e potrebbe superare El Niño del 1997-1998, il più forte registrato recentemente, che provocò caos climatico e disastri umanitari, dal Perù all’Indonesia, con siccità, inondazioni e incendi forestali, duemila morti e circa 33 miliardi di dollari danni. Nella sola Etiopia, avverte Oxfam, 4,5 milioni di persone hanno bisogno di aiuti alimentari a causa delle scarse piogge di quest’anno.
Oxfam sottolinea l’urgenza di agire, soprattutto alla luce dell’impegno Onu per l’obiettivo “fame zero” entro il 2030: “se governi e agenzie internazionali metteranno in atto azioni immediate contro i cambiamenti climatici”, scrive l’Ong, “è ancora possibile evitare grandi emergenze umanitarie il prossimo anno”.