La parola chiave per interpretare il senso della Carta per la buona accoglienza delle persone migranti (leggi l’articolo) è responsabilità. Ministero dell’Interno, Comuni e Cooperazione, ciascuno per motivi diversi e con differenti gradi di coinvolgimento, portano con sé la responsabilità di un sistema di accoglienza dei migranti che fa acqua da tutte le parti. Sarà la solita logica emergenziale, saranno le resistenze che, al di là della facile retorica degli “italiani brava gente”, permangono in tante comunità locali, saranno i non pochi episodi di corruzione che hanno segnato questi ultimi anni, ma certamente l’accoglienza messa in campo non ha funzionato.
Questa nuova Carta – firmata da Matteo Biffoni per l’Associazione Nazionale Comuni d’Italia, da Mario Morcone per il Ministero dell’Interno e da Giuseppe Guerini, Paola Menetti, Giuseppina Colosimo per l’Alleanza delle Cooperative Italiane Sociali – sembra segnare un importante punto di svolta. Le parti assumono la comune responsabilità di dotarsi di uno strumento programmatico di medio-lungo periodo (Piano Nazionale 2016) per uscire da logiche e pratiche di emergenza e porre al centro i principi della sostenibilità e dell’integrazione. Nessuna parte può fare a meno delle altre.
Inoltre, ormai, gli strumenti per regolare le procedure sono stati definiti: linee guida e manuale operativo per il Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati (Sprar); linee guida dell’Autorità nazionale Anti Corruzione per il Terzo settore; nuovo Codice degli appalti e, da ultimo, legge delega per la riforma del Terzo Settore. La Carta per la buona accoglienza delle persone migranti completa questo panorama. Né mancano, per fortuna, le buone pratiche cui riferirsi: alcune, ad esempio, le abbiamo raccontate il 25 maggio scorso nella pagina dedicata all’innovazione sociale (leggi l’articolo).
Non dobbiamo meravigliarci se in questa Europa senz’anima molti Paesi del Nord ci guardano con diffidenza e continuano a richiamarci a comportamenti più rigorosi. Nell’intervento a mare abbiamo fatto e continuiamo a fare cose straordinarie, con o senza le risorse di Frontex. Ma una volta a terra, tranne lodevoli eccezioni, i nostri interventi lasciano davvero a desiderare. Mancanza di programmazione, corruzione, imperizia a volte creano una miscela esplosiva che finisce per penalizzare i migranti tanto quanto le politiche di respingimento o di accoglienza con il contagocce. Naturalmente senza nulla togliere alla generosità e al lavoro di moltissimi operatori che si impegnano a fare del proprio meglio in condizioni difficilissime.
È questo un giudizio troppo severo, ingeneroso? Forse sì, ma non è certo possibile andare avanti mescolando buoni sentimenti e disorganizzazione, altisonanti dichiarazioni di principio e realtà operative ai limiti dell’indecenza. Speriamo che questa nuova Carta sia in grado di aprire una pagina nuova, capitalizzando le esperienze migliori fin qui realizzate.
CARTA PER LA BUONA ACCOGLIENZA DELLE PERSONE MIGRANTI
Il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, l’ANCI – Associazione Nazionale Comuni di Italia l’Alleanza delle Cooperative Sociali Italiane che rappresenta oltre 9.000 tra cooperative sociali e consorzi, 330mila persone occupate (oltre il 90% della cooperazione impegnata nel welfare), in relazione alle responsabilità e alle funzioni che esercitano nell’ambito della gestione dell’accoglienza delle persone migranti sul territorio nazionale, ed alla luce delle importanti novità normative previste dalla riforma del terzo settore e dal nuovo codice degli appalti, presentano la
CARTA PER LA BUONA ACCOGLIENZA DELLE PERSONE MIGRANTI
L’Italia è una porta di accesso naturale per l’Europa e il flusso di migranti che arrivano nel nostro Paese, in cerca di un rifugio da cruenti conflitti, o, comunque, nella speranza di un futuro migliore è e sarà sempre significativo.
È nell’interesse del Paese e del suo futuro che la complessità del fenomeno migratorio sia governata coniugando rispetto della legalità e diritti delle persone.
Uno sforzo congiunto può consentire di uscire da logiche e pratiche di emergenza, ponendo al centro i principi della sostenibilità e dell’integrazione.
Tale obiettivo implica scelte e interventi afferenti ad una “filiera” ampia: dalla casa all’istruzione, dal lavoro al welfare ed alla sanità.
Nella consapevolezza, tuttavia, della complessità di gestire in maniera efficace ed efficiente un fenomeno così rilevante, nel pieno e dovuto rispetto dei diritti umani, si impone una costante analisi sull’evoluzione delle strategie di accoglienza.
E ciò anche alla luce dell’importante scelta politica del governo di abbandonare gradualmente approcci di natura emergenziale, per favorire la costruzione di una vera e propria infrastruttura nazionale in piena sintonia con il Piano Nazionale 2016, che rappresenta lo strumento politico programmatico, di medio e lungo periodo, in raccordo con le politiche della Unione Europea e che vede come preliminare il coinvolgimento degli 8mila Comuni attraverso il Sistema SPRAR.
In questo quadro, è di rilevanza strategica il ruolo ed il modo attraverso cui le amministrazioni centrali, i Comuni, la cooperazione sociale e tutti gli altri attori coinvolti nei processi di accoglienza, sono chiamati a dare il proprio contributo.
La prospettiva di un’integrazione sostenibile è indispensabile affinché chi ha titolo a rimanere nel nostro Paese possa arricchire la propria appartenenza culturale, dotandosi di strumenti che permettano una vita indipendente, in grado di contribuire all’inserimento individuale e alla crescita stessa della comunità ospitante.
Tale opportunità deve essere innanzitutto perseguita in coerenza con quanto sancito dalle recenti Linee Guida emanate dall’ANAC e dal nuovo codice appalti che, abolendo per i servizi sociali la possibilità di ricorso al massimo ribasso, creano il presupposto per un’azione efficace e per soluzioni trasparenti, all’insegna della qualità.
La carta si inserisce all’interno della prossima Riforma del Terzo Settore, che impegnerà parte pubblica e privato sociale a cooperare sempre meglio anche nella gestione del fenomeno migratorio.
PICCOLI NUMERI, GRANDE INTEGRAZIONE
Promuovere una sana ed efficace inclusione sociale è l’obiettivo di tutti gli attori coinvolti, nel rispetto dei reciproci ruoli.
I firmatari, in questo contesto, riconoscono la validità di un’opzione strategica il più possibile orientata alla presa in carico di gruppi limitati di migranti, da perseguire con un’adeguata sensibilizzazione del territorio in cui i centri, a vario titolo, insistono
Le parti concordano che il modello a regime dovrà vedere il superamento del sistema duale con l’assorbimento graduale nel sistema SPRAR come processo di accreditamento permanente sulla base di una procedura selettiva e rigorosa dei progetti.
Il modello è finalizzato a quattro obiettivi principali:
a) offrire mirate misure di assistenza e di protezione al singolo beneficiario;
b) favorirne il percorso di integrazione attraverso l’acquisizione di una concreta autonomia che si caratterizza per l’articolazione in strutture di piccola dimensione, diffuse sul territorio;
c) garantire la titolarità pubblica degli interventi, poiché è proprio sulla responsabilità pubblica che si gioca la sostenibilità e l’adeguata connessione degli interventi con la rete dei servizi del territorio;
d) tutelare e rendere esenti da tensioni i territori che accolgono le strutture.
Tale modello ha dimostrato di essere il riferimento più convincente per rendere praticabile un processo di accoglienza che implichi l’analisi dell’esperienza personale, la lettura dei bisogni del singolo, l’accompagnamento al riconoscimento dei propri diritti presenti e futuri e, in ogni fase, il coinvolgimento interattivo tra l’operatore sociale, il migrante e l’Ente Locale.
Certamente questo modello ha una sostenibilità più complessa, per cui è opportuno che vi sia una attenta e condivisa verifica degli attuali standard, anche attraverso il lavoro di un Tavolo Tecnico congiunto, con particolare attenzione anche al sistema di accoglienza dei MSNA che, in molte realtà del Paese, registra criticità in relazione alla crescente dimensione dello specifico fenomeno migratorio.
CONOSCERE PER INTEGRARE
Aspetto qualificante a cui si ispira la carta è quello della sensibilizzazione bidirezionale, migrante – società ospitante.
Il ruolo della cooperativa sociale o degli altri attori chiamati a supportare i processi di accoglienza ed integrazione, è quello di coadiuvare le istituzioni governative e locali nel far conoscere ciò che accade sul territorio: con le opportunità e i doveri che possono derivare da questa interazione, in un circuito virtuoso tra diritti da tutelare ed utilità sociali da condividere.
PROMUOVERE UN PERCORSO PER LA “BUONA ACCOGLIENZA”
Consapevoli delle differenze presenti nei diversi territori, ma fermamente convinti della necessità di coniugare efficacia, trasparenza e solidarietà, le parti condividono di promuovere azioni comuni che contemplino:
• la promozione di affidamenti coerenti con le recenti novità legislative (Riforma del Terzo Settore e nuovo codice degli appalti);
• un impegno concreto da parte delle cooperative sociali per segnare la distanza dalle realtà che approfittano della situazione di bisogno per trasformarla in un business;
• la massima attenzione possibile al rispetto di procedure e tempi previsti dalla legge in materia di esecuzione dei rapporti contrattuali tra pubblico e privato;
• la strutturazione di un dialogo costante tra le persone accolte e la cittadinanza, affinché il valore aggiunto della buona accoglienza contribuisca a contrastare i pregiudizi e la disinformazione, primo ostacolo di un’efficace inclusione sociale.
Per questi motivi, per il perfezionamento del sistema a regime, la buona accoglienza dovrà fare riferimento alle Linee Guida ed al Manuale Operativo dello SPRAR, avendo come finalità ultima quella di far convergere le migliori esperienze all’interno della rete.
A tal fine le organizzazioni firmatarie si impegnano con la presente carta ad agire, ciascuna nel proprio ambito di competenza, affinché la partecipazione al Sistema SPRAR sia sempre più ampia e diffusa sull’intero territorio nazionale.
Si richiamano in particolare le seguenti azioni concrete volte a:
1. passare, progressivamente e compatibilmente con il percorso individuale e con la situazione del contesto territoriale, da accoglienza in centri collettivi a percorsi di accoglienza in abitazione.
2. definire standard di qualità che garantiscano adeguati livelli dei servizi offerti prevedendo:
• in ogni fase dell’accoglienza, la presenza di personale socio educativo qualificato;
• ospitalità in strutture con caratteristiche adeguate e nel rispetto dei parametri della civile abitazione.
3. Garantire un’attenzione alle tematiche di genere, e quindi alle specificità connesse all’accoglienza ed all’integrazione delle donne migranti e dei minori;
4. Prevedere:
• accesso, con personale qualificato, a percorsi di mediazione culturale;
• corsi di italiano per un minimo di 10 ore settimanali, il cui coordinamento, progettazione e monitoraggio siano affidati a persone in possesso del titolo DITALS o equivalente;
• accesso alla tutela legale e orientamento giuridico svolto da persone in possesso di certificate e specifiche competenze;
• tre pasti al giorno nella struttura oppure l’erogazione di risorse per l’auto- preparazione nel rispetto delle tradizioni religiose e culturali nonché delle prescrizioni mediche;
• fornitura di vestiario in ingresso di un kit di accoglienza che rispetti quanto previsto dalle norme SPRAR e adeguato cambio stagionale;
• periodici e adeguati strumenti per l’acquisto del kit per l’igiene personale;
• corretto ed adeguato accompagnamento alla conoscenza dei servizi del territorio;
• un investimento in formazione professionale o borse lavoro o tirocini per almeno il 20% dei migranti accolti che abbiano una permanenza ed un percorso di accoglienza di almeno 6 mesi, prevedendo anche la formula di tirocini a rotazione in modo da allargare la platea dei beneficiari;
• l’elaborazione, più accurata possibile, di una “certificazione” delle competenze di ciascun migrante, sia acquisite prima del suo arrivo in Italia che relative al percorso di accoglienza;
• un’azione di coinvolgimento dei territori, istituzioni e società civile, ove avviene l’accoglienza, d’intesa con i Comuni e le Prefetture.
Il rispetto di questi parametri costituisce elemento di qualità e certezza nella gestione dei percorsi di accoglienza che hanno a cuore una reale integrazione dei migranti nel tessuto delle comunità locali.
MONITORAGGIO
La piena attuazione di quanto previsto nella presente carta si basa sul fondamento delle rispettive responsabilità. Il monitoraggio del rispetto dei parametri relativi alla buona accoglienza, articolato in azioni condivise e formalizzate, sarà sostenuto dalle Prefetture con il massimo supporto delle organizzazioni firmatarie, favorendo il raggiungimento degli obiettivi di qualità e trasparenza individuati. Anche in questo assetto ruolo qualificante sarà svolto dai Comuni, anche con riferimento agli esiti dei percorsi di integrazione. In prospettiva, l’emergere di realtà istituzionali e sociali particolarmente meritevoli sarà tenuta in considerazione per future opportunità di finanziamento e di sostegno, in un quadro di risorse nazionali e comunitarie. In questo quadro, le rappresentanze dei soggetti gestori si offrono di supportare il monitoraggio attraverso periodici rapporti sull’aderenza ai criteri indicati nella presenta carta.
DOPO E OLTRE L’ACCOGLIENZA
La sfida in atto è superare l’empasse delle attuali politiche che non riescono ad individuare percorsi e risorse specifiche sufficienti per tutti i destinatari. Pertanto le cooperative sociali si impegnano, d’intesa ed a sostegno delle Istituzioni statali e territoriali, ed in affiancamento alle ordinarie politiche di welfare locali, anche nella predisposizione di piani individualizzati di autonomia socio economica, utilizzando appieno, altresì, gli strumenti che il sistema cooperativo italiano nel suo complesso può mettere a disposizione. Gli sportelli di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro, gli incubatori per lo start-up di nuove imprese cooperative rappresentano un elemento fondamentale per completare il percorso delle persone migranti. La presente carta è aperta a tutte le organizzazioni di rappresentanza degli enti impegnati nelle azioni di accoglienza e integrazione delle persone migranti che ne condividono i principi.