L’11 dicembre è stata celebrata la Giornata internazionale delle montagne, quest’anno dedicata all’impatto che clima, migrazione e fame riescono ad avere sugli ecosistemi montani nel mondo e sulle loro popolazioni.
La giornata della montagna è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 2002 e il suo obiettivo è far aumentare la consapevolezza dell’importanza delle montagne per il Pianeta e per il benessere di tutti i suoi abitanti.
Dobbiamo sapere che le montagne occupano circa il 27% della superficie terrestre – ma in Italia addirittura il 47,5% – avendo quindi un ruolo di primaria importanza nella crescita economica sostenibile.
Non per niente la Fao afferma che «le montagne sono al centro della battaglia del clima» e ha ospitato a Roma un evento intitolato “Le montagne sotto pressione” con l’obiettivo di chiedere ai governi di rafforzare le capacità di adattamento delle popolazioni montane e degli habitat e soprattutto assicurare uno sviluppo montano integrati all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Non dimentichiamo che il 13% della popolazione mondiale oggi vive in aree montuose, di cui ben il 91% in aree sottosviluppate, solitamente prive di infrastrutture scolastiche o addirittura mediche.
Ha sottolineato Maria Helena Semedo, vicedirettrice generale della Fao: «Nei Paesi in via di sviluppo, una persona su tre che vive in zone montane è vulnerabile all’insicurezza alimentare. In poco più di dieci anni il numero di abitanti della montagna vulnerabili ai cambiamenti climatici e all’insicurezza alimentare è aumentato del 25 per cento in Asia e del 46 per cento in Africa».
Facciamo però notare che le montagne sono importanti per tutti gli abitanti della Terra: offrono infatti fino all’80% dell’acqua potabile del mondo e ospitano il 60% delle riserve della nostra biosfera grazie alla difficile accessibilità che ha rallentato la devastazione portata altrove dall’industrializzazione. Eppure, come spiega il segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale Petteri Taalas, «le montagne sono il principale ecosistema esposto ai cambiamenti climatici, senza contare che stiamo perdendo i ghiacciai, le valli sono sempre più erose, la biodiversità sta sparendo».
La realtà dei fatti ci dice che, per esempio nei paesi delle Ande, i ghiacciai hanno perso tra il 30 e il 50% del volume e che quelli al di sotto dei 5.000 metri sono destinati a sciogliersi completamente.
È corretto sottolineare che l’Italia, insieme a Svizzera e Fao, ha promosso azioni concrete per riportare la montagna al centro dell’agenda politica come agricoltura sostenibile, progetti di cooperazione congiunti e creare supporti economici e politici, nonché ampliare la conoscenza dei vari territori montani che sono molto diversi tra loro per abitanti, vie di comunicazione e vicinanza alle valli. Afferma infine il viceministro dell’Agricoltura Andrea Oliviero: «Le montagne devono essere al centro della discussione politica globale, della cooperazione e delle attività di sviluppo per promuovere politiche, investimenti e ricerca».