Il numero di morti sul lavoro non conosce decrescita: è stata l’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) a dare, attraverso il suo rapporto, la misura esatta di una tragedia che coinvolge centinaia di lavoratori in ogni parte del mondo.
Nel corso di un anno hanno perso la vita 2,78 milioni di lavoratori a livello globale, il che significa una persona ogni 15 secondi, per colpa di un incidente o di una malattia. L’Ilo ha redatto il suo studio in collaborazione con l’Associazione internazionale di sicurezza sociale e lo ha presentato a Singapore in occasione del XXI Congresso mondiale per la sicurezza e salute sul lavoro.
L’Ilo ci informa a cadenza periodica, ogni 3 anni, su quelle che sono le stime riguardanti le morti sul lavoro e se nel 2000 i decessi registrati erano già 2 milioni, solo 3 anni fa si era registrato un aumento considerevole (2,3 milioni). Oggi il numero è ulteriormente salito e si attesta a 2,78 milioni di individui che perdono la vita tra incidenti e malattie professionali. Su quest’ultimo aspetto, il rapporto si sofferma ad esaminare le cause specifiche e il flagello dei lavoratori è prima di tutto il cancro, causato dalla protratta esposizione a sostanze nocive quali ad esempio l’amianto, il catrame o il carbone. Va da sé che i settori che risultano essere maggiormente colpiti sono quelli relativi all’agricoltura, alle costruzione e alla manutenzione in generale.
In Europa meglio, o meno peggio, dell’Asia: nel Vecchio Continente le morti sul lavoro negli ultimi tre anni sono state 200.000, mentre in Asia si è raggiunto lo sproposito di 1,5 milioni.
Nel suo stesso rapporto, l’Ilo stima che non provvedere all’applicazione delle norme di sicurezza e salute sul lavoro abbia un costo sociale pari al 4% del Pil mondiale ogni anno, circa 2.500 miliardi di euro. Non investire in sicurezza non è solo la causa principale che poi genera un numero di morti sul lavoro insostenibile nel mondo, ma anche una pratica, come ricorda l’Associazione Internazionale per la Sicurezza Sociale, del tutto illogica dal momento che se una qualsiasi società decidesse di investire un solo euro in prevenzione, il rendimento stimato dello stesso investimento sarebbe superiore a più di 2 euro.