3 luglio 1995 – Quando Alexander Langer, uomo politico, pacifista, ecologista, decide di mettere fine alla propria vita ha solo 49 anni e tuttavia quanto fatto e pensato resta vivo e attuale. Due volte europarlamentare, sostenitore dell’ecologismo politico, viene spesso citato per l’impegno profuso per la pace e la convivenza in Bosnia.
Sognatore e idealista, Alexander Langer lotta per le sfide più complesse, pone al centro dell’attenzione mediatica l’eterno rapporto di diseguaglianza tra Nord e Sud del mondo e rimarca la stessa necessità di una convivenza più giusta anche nelle zone più circoscritte, come il Trentino Alto Adige, sua regione d’origine, dove convivono diverse realtà linguistiche. È un convinto sostenitore della convivenza tra etnie diverse e questo lo porta a interessarsi della pace nei territori dell’ex Jugoslavia dilaniati dal conflitto interno, a un’Europa più democratica. Spesso inascoltato, non si limita a parlare. Durante il corso della guerra nei Balcani si reca a Cannes per partecipare alle proteste contro l’indifferenza di un’Europa che non interviene per placare le ostilità e spinge affinché l’Onu si mobiliti.
Due giorni dopo la sua morte, Adriano Sofri, rivolto al parlamento europeo disse: «Se avessi di fronte a me un uditorio di ragazze e ragazzi non esiterei a mostrar loro com’è stata bella, com’è stata invidiabilmente ricca di viaggi e di incontri e di conoscenze e imprese, di lingue parlate e ascoltate, di amore, la vita di Alexander. Che stampino pure il suo viso serio e gentile sulle loro magliette. Che vadano incontro agli altri col suo passo leggero, e voglia il cielo che non perdano la speranza».