12 aprile 1959 – A Boschetto – in provincia di Cremona – muore don Primo Mazzolari, sacerdote e scrittore, un “prete scomodo” per essere stato uno dei più importanti parroci a sfidare apertamente il regime fascista con i soli princìpi del Vangelo.
Dotato di spirito critico e di libero pensiero, si interroga sulle eventuali responsabilità della Chiesa circa l’ascesa del fascismo, che, perseguitandolo, gli ispira un’interessante riflessione del rapporto tra religione e potere e, in particolare, la teorizzazione di una “rivoluzione cristiana”, basata su una giustizia di tipo sociale che avrebbe portato a livellare le differenze economiche fra persone. Pensiero, questo, rintracciabile nel libro intitolato “Impegno con Cristo”.
Il suo pensiero di fatto precorre i temi che verranno affrontati nel Concilio Vaticano II soprattutto in merito a questioni quali la “Chiesa dei poveri“, la libertà religiosa, il pluralismo, il “dialogo coi lontani”.
Temi, questi, che lo portano, da un lato a scontrarsi con la Chiesa e dall’altro a dover fuggire continuamente dai fascisti. Solo alla fine degli anni ’50 Primo Mazzolari riceve il giusto riconoscimento dalla Chiesa, e, in particolare da papa Giovanni XXIII che, ricevendolo in udienza, lo chiama “Tromba dello Spirito Santo in terra mantovana”.