30 ottobre 1961 – A Roma si spegne uno dei padri più rappresentativi della Repubblica italiana, il liberale Luigi Einaudi che nell’arco della sua vita ricopre incarichi di una certa rilevanza, quali senatore, ministro delle Finanze del Tesoro nel IV Governo De Gasperi e, soprattutto, secondo presidente della Repubblica. Viene ricordato in modo particolare per essere stato uno dei fautori del boom economico italiano degli anni ’50 e ’60, grazie a politiche incentrate fondamentalmente sulla diminuzione delle tasse e dei dazi doganali.
Einaudi era un forte sostenitore del liberalismo ed era convinto che l’uomo potesse esprimersi al meglio solo se messo nelle condizioni di agire secondo la propria vocazione o attitudine, svincolato da tutti quei processi d’ostacolo alla creatività e alla crescita personale.
Pertanto, secondo Luigi Einaudi la politica – come primo compito – doveva assolvere a questa nobile funzione. Tra le altre cose, era anche uno dei pochi sostenitori, considerando l’epoca, di un’unica politica economica europea in grado di reggere il confronto con il mercato americano e con quello asiatico.