16 marzo 2003 – Rachel Corrie ha 23 anni, è un’attivista statunitense dell’International Solidarity Movement, e si trova sulla Striscia di Gaza – durante l’Intifada di Al Aqsa – dove sta opponendosi alla demolizione della casa di un medico palestinese.
Ma una ruspa israeliana la uccide.
I genitori della ragazza chiedono che venga fatta giustizia ma devono attendere 7 anni perché la Corte di Haifa, rappresentata dal giudice Oded Gershon, sentenzi che si sarebbe trattato di un incidente, che Rachel Corrie avrebbe dovuto mantenersi distante dalla zona «come ogni persona di buonsenso»; invece «si mise da sola in una situazione pericolosa» e pertanto la sua morte fu «il risultato di un incidente che lei stessa aveva attirato su di sé».
Padre e madre della vittima, sconcertati, si rivolgono alla Corte Suprema che nel febbraio 2015 rigetta l’istanza di appello dichiarando che lo Stato d’Israele è impegnato in un combattimento.