28 maggio 1980 – A Milano viene ucciso Walter Tobagi, giornalista sempre in prima linea sulle questioni che riguardano la politica e l’economia del Paese. In modo particolare, dedica molto spazio alla condizione dei lavoratori nelle fabbriche, parla dell’autunno caldo, informa sulle contese tra sindacati e lavoratori.
Siamo alla fine degli anni ’70 quando comincia a scrivere di terrorismo e quindi della strage di Piazza Fontana, della morte dell’anarchico Pinelli, dell’omicidio del commissario Calabresi. Walter Tobagi indaga, riporta ciò che vede, e lo fa sempre in maniera piuttosto pacata, senza eccessi di tono. Quando comincia a scrivere per “Il Corriere della Sera”, ha sviluppato una certa indipendenza e autonomia che lo portano a dichiarare come non esista differenza tra le Brigate rosse di un tempo e quelle degli anni ’70, sanguinarie e con profonde spaccature interne.
Durante un incontro al circolo della stampa di Milano – il 27 maggio 1980 – Tobagi parla della responsabilità dei giornalisti rispetto alle azioni del terrorismo e si chiede chi sarà il prossimo a morire.
Il giorno seguente, alcuni militanti della Brigata XXVIII Marzo – un gruppo terroristico di estrema sinistra – lo uccidono con 5 colpi di pistola.