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Nasce Danilo Dolci, il “Gandhi italiano”

28 giugno 1924 – Nasce a Partinico (Palermo) Danilo Dolci, una delle figure più rappresentative del concetto e della pratica della nonviolenza al mondo. È partendo da questo ideale che dichiara lotta alla mafia in una maniera del tutto originale, parlando di sottosviluppo e adoperandosi per i diritti umani e quelli del lavoro.

Il 2 febbraio 1956 è una data passata alla storia come “sciopero alla rovescia”: molti disoccupati manifestano pacificamente per riattivare una strada comunale abbandonata ma la polizia blocca il corteo e arresta Dolci. La gente s’indigna, seguono numerose interrogazioni parlamentari, la stampa ne scrive e anche grazie alla difesa del giurista Piero Calamandrei, Danilo Dolci viene scagionato. Torna subito a fare quello che gli riesce meglio, dare voce a chi non ce l’ha, e allora prosegue con lo studio e la denuncia del fenomeno mafioso siciliano, che negli anni ’60 è intrecciato con la politica. Non si sottrae dal fare nomi di un certo peso e spende i soldi del Premio Lenin per la pace per mettere in piedi un progetto così intitolato: “Centro studi e iniziative per la piena occupazione”. Se personaggi di alto profilo, come Norberto Bobbio, Carlo Levi, Jean Piaget ed Erich Fromm lo sostengono, altri – consapevoli del forte ascendente che esercita sulle masse – lo osteggiano. Soprattutto per quell’idea di progresso, nota come “metodo maieutico”, che rifiuta verità preconfezionate e crede nel cambiamento attraverso la partecipazione diretta di tutti gli interessati. Da più parti cominciano a chiamarlo “Gandhi italiano”. Danilo Dolci parla e si rivolge a tutti, crede nel confronto, nella condivisione di idee, ed è proprio durante una riunione che prenderà una decisione storica: la costruzione di una diga sul fiume Jato. Sembra niente ma in questo modo dà impulso all’economia locale con la nascita di aziende e cooperative e sottrae un’arma alla mafia che controllava le risorse idriche del luogo. Muore a 73 anni, nel dicembre del 1997.

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Redazione