31 gennaio 1910 – A Como nasce Giorgio Perlasca, funzionario e commerciante che si allontana progressivamente dalle idee fasciste, fino alla rottura totale con esse, nel 1938, quando vengono promulgate le leggi razziali e in coincidenza dell’alleanza dell’Italia con la Germania.
Si allontana spontaneamente dal suo Paese ed esercita le sue attività di commercio prima nell’allora Jugoslavia e poi, dal 1942, a Budapest, in Ungheria. L’Europa è in guerra e un anno dopo, in occasione dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, rifiuta di aderire alla Repubblica Sociale Italiana di Mussolini. Questa scelta lo rende inviso ai tedeschi che lo spingono a trovare rifugio presso la Spagna di cui diviene cittadino con regolare passaporto. Qui lavora insieme all’ambasciatore del Paese, Sanz Briz, e insieme si dedicano a rafforzare i rapporti con le potenze europee neutrali (Svezia, Portogallo, Svizzera, Città del Vaticano) che nel frattempo stanno già rilasciando salvacondotti per salvare i cittadini ungheresi di origine ebraica.
Ma nel novembre del 1944 il consolato lascia Perlasca solo; i dignitari non hanno nessuna intenzione di approvare il governo filonazista Szalasi per cui scappano.
Di qui il colpo di genio: Giorgio Perlasca approfitta dell’assenza di Sanz Briz per far credere che questi si sia allontanato allo scopo di comunicare in sicurezza con Madrid e firma di proprio pugno la sua nomina di ambasciatore spagnolo che presenta al Ministero degli Esteri. Pertanto si muove indisturbato a Budapest e si dedica a salvare gli ebrei: lavora senza sosta e in poco più di un mese rilascia migliaia di finti salvacondotti che conferivano la cittadinanza spagnola ai perseguitati.
A lui si devono migliaia di vite salvate dalla follia nazista.