24 maggio 1961 – A Roma nasce Ilaria Alpi, giornalista Rai e inviata di guerra. Il suo è un giornalismo d’inchiesta, per questo viene spesso mandata dalla televisione pubblica sugli scenari di guerra, tra Libano, Kuwait e Somalia.
È proprio in quest’ultimo luogo che ha origine uno dei fatti più misteriosi della storia italiana. Alpi si trova nella capitale somala di Mogadiscio, insieme all’operatore freelance Miran Hrovatin, su incarico della Rai per seguire la fine della missione umanitaria Restore Hope. Contemporaneamente, però, la giornalista romana da tempo ormai è anche sulle tracce di un presunto traffico internazionale di armi e di rifiuti tossici illegali, che lega a doppio filo lo Stato africano all’Italia. Ilaria Alpi non riuscirà mai a dimostrare la sua tesi, però, perché muore assassinata in un agguato, insieme al collega Miran Hrovatin, il 20 marzo del 1994. Sui mandanti e gli esecutori del duplice delitto orbitano molte ipotesi, chiavi di lettura diverse, che approdano senza successo anche in diverse Commissioni parlamentari d’Inchiesta. Dopo anni di indagini, viene condannato il somalo Hashi Omar Hassan, considerato da molti un capro espiatorio, su accusa di Ahmed Alì Rage, il quale a distanza di anni ritratta e dice di aver dichiarato il falso.
Troppe incongruenze e fatti che non tornano. Durante il 2016 la Corte d’Appello di Perugia riapre il caso.
Ilaria Alpi è ricordata da molti come un grande esempio di giornalismo d’inchiesta. A lei è stato anche intitolato un Premio sul reportage e sull’inchiesta televisiva, che dall’anno scorso però non porta più il suo nome per volontà della madre Luciana, che insieme al padre Giorgio (scomparso nel 2010), non ha mai smesso di chiedere verità sull’omicidio della sua unica figlia Ilaria.