Uno strumento di welfare italiano che a volte è finito nelle mani sbagliate. Ecco, allora, la stretta sulla Naspi
A partire dal 10 gennaio 2025, la Naspi (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) subirà importanti modifiche che mirano a contrastare le pratiche scorrette di alcuni lavoratori. La Legge di Bilancio 2025 introduce requisiti più severi per accedere all’indennità di disoccupazione, in particolare per coloro che si sono dimessi dal lavoro e hanno successivamente trovato un impiego a tempo determinato, per poi essere licenziati o vedere scadere il contratto. Questa riforma si propone di garantire che l’indennità di disoccupazione venga destinata a chi ne ha realmente bisogno.
Negli ultimi anni, la Naspi è stata spesso al centro di polemiche e controversie. Molti lavoratori hanno utilizzato la disoccupazione come un’opzione strategica, spostandosi da contratti a tempo indeterminato a contratti a tempo determinato. Questo ha portato a un aumento dei “furbetti” della Naspi, coloro che hanno approfittato del sistema per ottenere un sostegno economico senza aver realmente subito una perdita di lavoro giustificata.
Naspi: le nuove regole dal 10 gennaio
La nuova legge si prefigge di eliminare questi comportamenti opportunistici, imponendo requisiti più stringenti. Infatti, dal 10 gennaio 2025, chi si dimette da un contratto di lavoro e, nei successivi 12 mesi, viene licenziato da un nuovo impiego a termine, dovrà dimostrare di avere accumulato almeno 13 settimane di contributi relativi esclusivamente all’ultimo lavoro svolto. Questo significa che se un lavoratore non riesce a soddisfare questo requisito, non avrà diritto a ricevere la Naspi.
Questa modifica avrà un impatto significativo su molti lavoratori, in particolare quelli che hanno l’abitudine di cambiare frequentemente lavoro. La necessità di accumulare contributi significa che i lavoratori dovranno pensare con maggiore serietà alle loro scelte lavorative. Non sarà più possibile passare da un contratto all’altro con l’idea di sfruttare la Naspi come un “paracadute” economico.
Inoltre, il ddl Lavoro introduce un’altra misura restrittiva: se un dipendente si assenta ingiustificato per 17 giorni, il datore di lavoro può considerare il rapporto di lavoro cessato per volontà del dipendente. In questo caso, il lavoratore non avrà diritto alla Naspi. Questa disposizione mira a scoraggiare comportamenti che possono danneggiare la produttività e l’organizzazione del lavoro.
Attualmente, la Naspi prevede un’indennità pari al 75% della retribuzione media percepita nei quattro anni precedenti, calcolata su un periodo pari alla metà delle settimane di contributi versate negli ultimi 48 mesi. Questa indennità è pensata per fornire un supporto economico ai lavoratori disoccupati mentre cercano un nuovo impiego. Tuttavia, i cambiamenti in arrivo potrebbero ridurre il numero di persone che possono effettivamente accedere a questa forma di sostegno.
L’introduzione di requisiti più severi non solo cerca di limitare i comportamenti opportunistici, ma intende anche garantire che la Naspi sia destinata a coloro che ne hanno realmente bisogno. Questa riforma potrebbe contribuire a un sistema più equo e sostenibile, dove l’indennità di disoccupazione non è vista come un diritto acquisito, ma come un aiuto temporaneo per chi si trova in difficoltà.