Il Natale è alle porte e come ogni anno la magia torna nelle città facendoci respirare un’aria speciale: luci, addobbi colorati, felicità, voglia di sorridere, di stare insieme. Tutto intorno si respira aria di festa e si comincia a pensare a un dono per i nostri cari, per i nostri amici, per i nostri piccoli. Ma che giocattolo gli comprerò quest’anno? Un robot, una bambola, un trenino, una cucina? La confusione regna sovrana soprattutto se il regalo dovrà andare a una bimba o a un bimbo, forse perché da piccola mi facevo regalare trenini o automobili (rosse innanzitutto!) e non sopportavo bambole o servizi da thè.
Resta il fatto, comunque, che ancora oggi la tendenza è questa: le bambole si regalano alle femmine, i giochi elettronici ai maschi. Quindi (e voglio credere inconsciamente) esiste ancora la distinzione di genere!
E’, purtroppo, quanto emerge da una ricerca effettuata da Toluna, società di digital market research, su 1.000 consumatori in Italia, volta ad analizzare le intenzioni d’acquisto per i regali di Natale per i bambini.
Infatti «ben il 49% degli intervistati dichiara di essere influenzato dal genere (maschio o femmina), mentre il 43% dichiara che potrebbe prendere in considerazione di regalare un gioco da femmina a un maschio solo in relazione al tipo di gioco. Fra i genitori, sarebbero disposti a regalare ai propri figli maschi i trucchi solo il 3%, le bambole il 11% e la cucina il 20%, e anche fra i genitori delle femmine non si riscontra grande apertura: solo il 7% accetterebbe di regalare un’arma giocattolo e il 20% un dinosauro. Anche in caso di esplicita richiesta di regalo (non in linea con le tradizionali suddivisioni maschio e femmina), genitori, zii e amici non si dichiarano disposti ad accontentare i bambini. Migliora, ma di poco, la situazione in caso di richiesta da parte di un maschio di una bambola, che in generale solo il 11% è disposto a regalarla. In questo caso i poli opposti sono proprio nel Nord: infatti il 15% dei rispondenti nel Nord Ovest la regalerebbe, l’11% al Centro, il 10% al Sud e solo l’7% al Nord Est.
Passando alle bambine, solo il 7% delle femmine che dovessero chiedere delle armi giocattolo sarebbe accontentato dagli zii e genitori, l’8% sarebbe accontentato dagli amici dei propri genitori. In questo caso non si riscontra alcuna differenza tra i papà e le mamme che non mostrano alcun scostamento. Meglio se si chiedono dei dinosauri: circa il 19% dei genitori, zii e amici si sentirebbe di esaudire la richiesta. Anche in questo caso si possono notare delle differenze territoriali tra i genitori, con 8 punti percentuali di differenza tra il Nord (qui il 25% dei rispondenti accontenterebbe la richiesta) e il Centro Sud (che si ferma al 17%)».
Stando a quanto continua la ricerca: «Ma la cucina va bene anche per i maschi, complici i trend televisivi: infatti una “conquista maschile” è la possibilità di allenarsi già da piccoli ai fornelli, complici forse le innumerevoli trasmissioni culinarie e la crescente passione per la tematica cibo a 360 gradi.
Infatti, il 20% dei genitori è disposto a regalare una cucina ai propri figli maschi, solo il 14% ai figli maschi dei propri amici e il 17% ai propri nipoti.
In tutti i casi sono le rispondenti femminili ad alzare sensibilmente la media (25% delle mamme verso i 15% dei papà) e permane tra i genitori dei maschi un’ampia distanza tra Nord e Sud, nel primo la percentuale sale al 26% al Nord Ovest, mentre al Sud la percentuale crolla al 16%».
«Di fronte a mancate richieste, poi, si preferiscono giochi di società ed elettronici per i maschi, bambole e cucine per le femmine, a riconferma di una netta tensione alla differenziazione stereotipante di genere».
Concludendo, dall’indagine purtroppo emerge ‘lo specchio di una società che trasmette ai bambini non solo il massimo degli stereotipi’, ma che getta anche le basi di differenze culturali che avranno impatti negativi, ad esempio, anche nel mondo del lavoro.
Se infatti il 49% dei genitori regalerà ai figli maschi un gioco di società, questa percentuale crolla al 35% per le femmine, a cui si predilige per il 47% le bambole.
Stesso divario per i giochi elettronici, dove il 35% dei genitori è orientato a regalarli ai figli maschi e solo il 15% alle figlie femmine.
Come è altrettanto interessante che (sempre secondo la ricerca) alle bambine non si regalino armi giocattolo e ai maschi sì, come se al maschio venisse automaticamente riconosciuto un ruolo di difesa legato a forza e virilità, mentre dalla femmina ci si attenda di default una sorta di “innata dolcezza materna”.
Questo allarme gender divide per i giocattoli (ahimè) va avanti da circa cinque anni a questa parte. Tant’è che nella conferenza sugli stereotipi di genere (tenutasi ad aprile 2016 presso la Casa Bianca) è emerso che «l’educazione al genere (e spesso a un genere subalterno) che passa attraverso la discriminazione nel campo del gioco – con costruzioni e supereroi per i maschietti o bambole e cucine giocattolo per le femminucce – non ha implicazioni negative solo sullo sviluppo psichico dei bambini, ma ha un impatto anche sulla composizione della forza lavoro e sull’economia in generale di un Paese, influenzando scelte di vita e professionali, stipendi e carriere. In particolare, il cosiddetto ‘gender gap’ viene riconosciuto come una delle maggiori criticità nell’ambito delle professioni tecnico-scientifiche, le cosiddette STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica)».
Ora, considerato che vale comunque l’asserto che i giocattoli per un bambino sono il mezzo per soddisfare la propria esigenza di creare, conoscere, esprimere le proprie emozioni, lasciamo che i bambini giochino con ciò che più gli aggrada e seguiamo l’esempio di questa mamma che, su richiesta di una bambola da parte del figlio, ha assecondato la sua scelta senza pregiudizio ascoltando il consiglio della psicologa Melissa Calzolari che asserisce: «Manifestare disapprovazione in merito alle sue scelte, potrebbe innescare nel bambino un senso di colpa nei confronti dei genitori per aver scelto quel dato gioco eventualmente non approvato. Si rischierebbe, inoltre, così facendo, di imprigionare la sua indole nello stereotipo maschile, reprimendo il suo bisogno di esprimerla liberamente. Il fatto che alcuni maschietti non amino giocare con macchinine o costruzioni, non determina quale sarà la loro vita affettiva e sessuale in età adulta. Nella formazione della propria identità di genere, che si completerà in età adolescenziale, influiscono vari fattori tra i quali le aspettative dei genitori, il modo in cui mamma e papà vivono la loro identità di genere, il condizionamento dell’ambiente e della società in cui vive per cui la scelta di Danilo, di giocare con le bambole piuttosto che con altri giochi, può essere dettata da vari fattori quali la semplice curiosità, la voglia di sperimentare cose nuove, una spiccata sensibilità e anche il bombardamento pubblicitario a cui è esposto».