“Siamo vicini al Natale, ci saranno luci, ci saranno feste, alberi luminosi, anche presepi… tutto truccato”. Sono parole di papa Francesco. Sì, anche i presepi sono truccati o, almeno, non raccontano tutta la verità. Allora, alla ricerca di cose vere, vi proponiamo di leggere con noi qualche riga de Il Vangelo secondo Gesù di José Saramago. Non troverete parole ricercate, né espressioni edificanti, solo una storia di donne e uomini che parla dell’umanità e dello strano incontro con un inatteso “Dio con noi”. Buon Natale!
Giunsero alla grotta verso l’ora terza, quando il crepuscolo, incerto, ancora indorava le colline, ma il ritardo non fu dovuto tanto alla distanza, quanto al fatto che Maria, adesso che aveva l’alloggio garantito e, finalmente, si era potuta abbandonare alla sofferenza, pregava per tutti gli angeli che la portassero con mille cautele, perché ogni scivolone degli zoccoli dell’asino sui sassi la faceva agonizzare. L’interno della grotta era buio, l’indebolita luce esterna si fermava all’ingresso, ma in poco tempo, avvicinando una manciata di paglia alle braci e soffiando, con le fascine la schiava fece un falò che sembrava un’aurora. Poi accese il lume che era già lì, appeso a una sporgenza della parete, e dopo aver aiutato Maria a sdraiarsi, andò a prendere un po’ d’acqua ai pozzi di Salomone, proprio nei pressi. Di ritorno, trovo Giuseppe fuori di sé, non sapeva che cosa fare, e non dobbiamo biasimarlo, perché agli uomini non insegnano a rendersi utili in simili occasioni, loro non vogliono saperne, al massimo saranno capaci di tenere la mano alla moglie sofferente, restandosene ad aspettare che tutto vada per il meglio. Maria, però, è sola, il mondo morirebbe di sgomento se un ebreo di questo tempo osasse compiere quel minimo. Entrò la schiava, rivolse una parola di sostegno, Coraggio, poi si inginocchiò tra le gambe aperte di Maria, proprio nella posizione in cui devono stare le gambe delle donne per ciò che entra e ciò che esce, ormai Zelomi aveva perso il conto dei bimbi che aveva visto nascere, e il patimento di quella poverina è tale e quale a quello di tutte le altre donne, come ha deciso il Signore Iddio quando Eva commise il peccato di disobbedienza, Moltiplicherò le sofferenze della tua gravidanza, i tuoi figli nasceranno nel dolore, e oggi, trascorsi ormai tanti secoli, accumulato tanto dolore, ancora Dio non si dà per soddisfatto, e l’agonia continua. Giuseppe non è più lì, e neppure all’ingresso della grotta. È scappato via per non udire le urla, ma le grida lo seguono, è come se urlasse la terra, tanto che tre pastori, che si trovavano nei pressi con le loro greggi di pecore, si avvicinarono a Giuseppe e gli domandarono, Che cos’è, sembra che la terra stia urlando, e lui rispose, È mia moglie, sta partorendo laggiù, in quella grotta, e quelli dissero, Non sei di queste parti, non ti conosciamo, Siamo venuti da Nazareth in Galilea per il censimento, appena arrivati le sono aumentati i dolori, e adesso sta nascendo. Il crepuscolo lasciava a stento intravedere i visi dei quattro uomini, ben presto i lineamenti sarebbero svaniti, ma le loro voci proseguivano, Hai da mangiare, domandò uno dei pastori, Poco, rispose Giuseppe, e la stessa voce, Quando sarà tutto finito, avvertimi e ti porterò un po’ di latte delle mie pecore, e poi si udì la seconda voce, E io ti darò un po’ di formaggio. Poi ci fu un lungo e inesplicabile silenzio, prima che il terzo pastore parlasse. Infine, con voce che sembrava provenire anch’essa da sottoterra, disse, E io vi porterò del pane.
Come tutti i figli degli uomini, il figlio di Giuseppe e Maria nacque sporco del sangue di sua madre, vischioso delle sue mucosità e soffrendo in silenzio. Pianse perché lo fecero piangere, e avrebbe pianto per quest’unico e solo motivo. Avvolto nelle fasce, riposa nella mangiatoia, non lontano dall’asino, ma non c’è pericolo di morsi, ché la bestia l’hanno legata corta. Zelomi è andata fuori a sotterrare la placenta, mentre Giuseppe si sta avvicinando. Lei aspetta che lui entri e si ferma a respirare l’aria fresca dell’imbrunire, stanca come se avesse partorito lei stessa, nell’immaginazione, perché di figli non ne ha mai avuti.
Scendendo dal pendio, tre uomini si avvicinano. Sono i pastori, Entrano insieme nella caverna. Maria è sdraiata e tiene gli occhi chiusi. Giuseppe, seduto sopra un sasso, ha il braccio posato sulla mangiatoia e sembra guardare il figlio. Si fece avanti il primo pastore e disse, Con queste mani ho munto le mie pecore e ho raccolto il loro latte. Maria, aprendo gli occhi, sorrise. Avanzò il secondo pastore e disse, Con queste mani ho lavorato il latte e fatto il formaggio. Maria accennò col capo e sorrise di nuovo. Poi si avvicinò il terzo pastore, per un istante parve riempire la grotta con la sua statura e disse, senza guardare né il padre né la madre del bimbo appena nato, Con queste mani ho impastato il pane che ti offro, col fuoco che esiste solo dentro la terra io l’ho cotto. E Maria seppe chi era.